Una vecchia anima comunista, amava definirsi lo stesso Armando Cossutta che questa notte è morto all’età di 89 anni: protagonista della vita politica italiana nella Prima e nella Seconda Repubblica, il fondatore di Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani (Pdci) aveva deciso ormai da tempo di ritirarsi dalla politica nel 2008. Il suo addio è stato lanciato prima dall’ultimo voto per il Partito Democratica neonato di Walter Veltroni – Cossutta dice di averlo fatto da “comunista” – ma quello stesso anno lasciò la scena pubblica andando a ricoprire, dal 2009, la carica di Vicepresidente dell’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia, Anpi. Le ultime discussioni e differenze di vedute con Oliviero Diliberto (con il quale aveva lanciato e fondato il Pdci dopo la frattura con Bertinotti e Rifondazione Comunista) gli fecero abbandonare la politica, dedicandosi ai suoi studi e alla stesura dell’ultimo libro, che fu “Una storia comunista”, edito da Rizzoli. Un personaggio ostinato e provocatorio nel pieno delle sue forze e negli anni di traghettamento dalla fase Pci alla nascita dei nuovi partiti e della disgregazione della sinistra negli anni Novanta. Una fase che comunque lo consegnerà alla storia politica italiana.



Armando Cossutta è morto oggi, 14 dicembre 2015, lunedì pomeriggio, all’ospedale San Camillo di Roma. Nato a Milano il 2 settembre del 1926, è stato un politico e partigiano italiano e il fondatore di Rifondazione comunista, dopo la trasformazione del Pci e poi del partito dei comunisti italiani da cui derivano oggi tutti vari partiti e correnti dell’area di centro sinistra. Si iscrisse nel 1943 al Partito Comunista Italiano e partecipò da partigiano delle Brigate Garibaldi alla Resistenza antifascista e antinazista. Venne arrestato dai nazifascisti e detenuto per un certo periodo nel carcere di San Vittore a Milano. Fu dirigente del PCI con una visione piuttosto rigida dell’Unione Sovietica come “Stato guida” del movimento comunista mondiale, che lo portò a polemizzare e a scontrarsi perfino con Enrico Berlinguer, cosa che nei tempi recenti riconosceva, pur senza rimpiangere la sua decisione, come uno sbaglio. Collaboratore del giornale ‘l’Unità’ ed ininterrottamente parlamentare dal 1972 al 2008, molti furono gli incarichi politici da lui ricoperti. Contrario allo scioglimento del PCI, nel febbraio 1991 fondò, con Sergio Garavini, Lucio Libertini ed altri, il Movimento per la Rifondazione Comunista, che nel dicembre dello stesso anno si unì a Democrazia Proletaria formando il Partito della Rifondazione Comunista, di cui fu presidente.

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