Si può dire quello che si vuole, per carità, ma il livello dei rapporti tra Usa e Russia sono vicini ai livelli da terza guerra mondiale: già, quanto accaduto oggi nella conferenza stampa del presidente russo Vladimir Putin è solo in apparenza un accusa alla Turchia, ma il vero obiettivo è sempre il nemico americano che in un vero clima da conflitto freddo pronto ad esplodere, si passa da avvicinamenti diplomatici e clamorose dichiarazioni pubbliche. Putin ha parlato alla nazione oggi in questi termini: «abbattendo un bombardiere russo nella zona di confine tra Turchia e Siria forse Ankara voleva fare una cosa gradita agli Stati Uniti». Ma non finisce certo qui la sparata di Putin che risuona in tutto il mondo: «Noi non lo sappiamo, ma se qualcuno nella leadership turca ha deciso di compiacere gli americani, io non se cosa hanno fatto sia giusta o no». Bum, ancora più bum. Con il peso di una bomba queste parole di Putin che poi ammette a fine conferenza che comunque non sa davvero se agli americano tutto questo convenga oppure no. Di certo il peso e l’equilibrio della futura coalizione anti Isis e contro il terrorismo non vive un periodo molto tranquillo, anzi non l’ha mai vissuto. Detto tutto questo, è lo stesso “zar” che annuncia come in Siria la Russia sostiene l’iniziativa degli Stati Uniti per la stesura di una risoluzione Onu e che l’accordo sembra procedere bene: come dire, prima incendiare una casa e poi buttargli sopra secchiate d’acqua per spegnere il fuoco. Siamo all’illogicità? Assolutamente no, evidentemente in ballo c’è ben altro e il tentativo di fare la voce grossa porterà a qualcosa che scopriremo tra pochi giorni, i nodi al pettine vengono sempre.



Oggi, giovedì 17 dicembre 2015 una giornata storica per la Libia che però non allontana l’ipotesi inquietante di una terza guerra mondiale. Perché? Beh oggi potrebbe (anzi dovrebbe) arrivare l’accordo tra i governi di Tripoli e Tobruk sul futuro unito in Libia contro l’avanzata dell’Isis, il vero problema che sta minando l’ordine interno e di fatto di tutto l’asset mondiale. L’Occidente e il mondo arabo puntano molto sull’unità libica come primo puntello contro il Daesh, da replicare poi in Siria e Iraq, ma i punti insoluti rimangono troppi e sembra un accordo di massima imbastito più per diplomatici che non per dati effettivi. Ambienti intransigenti ed estremisti nei due governi opposti fino a ieri stanno cercando di destabilizzare l’accordo voluto fortemente dalla Conferenza di Roma e dall’Onu, anche se il rappresentante delle Nazioni Unite, Martin Kobler e il generale consigliere militare Paolo Serra, si dicono certi che l’accordo ci sarà e la nuova Libia potrebbe presto nascere, con la copertura della capitale Tripoli con l’aiuto di forze internazionali coordinate da Italia e Inghilterra. Ma tutto ciò sembra fuori tempo massimo, con l’Isis che purtroppo è penetrata tanto e in larga parte nel paese devastato dalla guerra civile e l’accordo di oggi potrebbe essere solo un foglio di carta a cui mancano mesi, forse anni di lavoro “di cucito” con l’appoggio di tutte le forze arabe principali e quelle occidentali. Siamo proprio sicuro che l’equilibrio è pronto per durare? Basti vedere le tensioni che solo due Paese come Russia e Turchia riescono a creare all’interno della stessa “armata” anti Isis. Che sia Terza guerra non sappiamo, che sia grosso caos questo è già davanti agli occhi di tutti.

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