La notizia è duplice ma in entrambi i casi ci riferiamo ad una guerra: altro esempio di quella terza guerra mondiale polverizzata, ma che si sta allargando a sempre nuove zone del pianeta. Lo sappiamo, lo ripetiamo e raccontiamo da tempo ma ogni giorno lo scenario si fa sempre più cupo, e non basta più Papa Francesco a richiamare il rischio di un nuovo conflitto mondiale, qui ci sono tutti i prodromi. Veniamo alla duplice notizia: la Nato ieri sera ha dato il via libera all’invio di aerei radar, caccia e navi da guerra per difendere la Turchia per via della forte situazione instabile della regione. Secondo punto, l’Onu ha messo a punto e individuato in gennaio il mese giusto per incominciare i negoziati sulla pace in Siria, con un processo che metta l’uno davanti all’altro il governo di Bashar Assad e l’opposizione ferrea dei ribelli (evidentemente non l’Isis che rimane il vero problema). Perfetto, ma se dal punto di vista dell’Onu è comprensibile e auspicabile che si trovi una soluzione che sistemi dal punto di vista politico il governo di Damasco, la decisione della Nato è quantomeno ambigua. “Difesa per la situazione instabile”, ma difesa da chi? Questo è il punto. Dall’Isis, dalla Siria, dai Paesi sciiti come Iran e Iraq, dal terrorismo in generale? Ragionevole. Ma se fosse difesa dalla Russia? La Nato che arma e difende un “suo” Paese contro l’armata rossa? A noi e non solo ricorda molto un provvedimento di sinistra area fredda, anzi da guerra fredda. Il tempo ci dirà cosa potrebbe accadere, intanto Obama e Putin a facciata dicono che si deve essere uniti per combattere il terrorismo. Rimarrà solo facciata?



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