Ci sono dei santi che vengono venerati all’interno del calendario della Chiesa Cattolica la cui fisionomia reale si perde tra la leggenda e l’agiografia, ma che riescono a radicarsi profondamente nella devozione popolare tanto da diventare tra i maggiori capisaldi della fede di ogni tempo. Santa Bibiana, o Santa Viviana, può annoverarsi in tale categoria di santi. Santa Viviana fu una fanciulla che visse nel IV secolo dopo Cristo quando, nonostante nel 313 l’Editto di Costantino avesse dichiarato il cristianesimo religione di stato, erano riprese le persecuzioni contro coloro che professavano la fede in Gesù ad opera del sovrano passato alla storia come Giuliano l’Apostata. A Roma moltissimi fedeli caddero sotto le sue persecuzioni, e secondo la tradizione tale fu anche la sorte di Santa Viviana e della sua famiglia. Le informazioni che abbiamo sul conto di questa giovane santa ci arrivano da fonti già del V secolo, segno che la sua figura suscitò fin da subito un fortissimo senso di pietà. Si narra che Santa Viviana vivesse felice e serena la sua infanzia sotto la tutela del padre Flaviano e della madre Dafrosa, e accanto alla sorella Demetria. Il suo nome, d’altro canto, Santa Viviana, ha la radice nel verbo vivere. Quindi, ella era una fanciulla piena di gioia di vivere, e di fede nel Figlio di Dio. Ma venne il governatore di Roma, Aproniano, ad interrompere l’idillio della bella famiglia. Aproniano, sempre secondo i racconti che ci sono stati tramandati, odiava tutti i cristiani. Riteneva che fossero maghi malvagi, e che a causa loro avesse perso la vista da un occhio. Flaviano fu torturato e ucciso, e la stessa sorte ebbe sua moglie. Demetria fu messa in carcere, e morì di spavento e stenti al pensiero delle torture di cui veniva minacciata. Rimaneva Santa Viviana, che aveva appena quindici anni. La sua giovane età non aveva mosso a pietà i suoi aguzzini: però credevano che sarebbe stato facile farle abiurare il suo Dio e ricondurla al paganesimo. Ma Aproniano e i suoi avevano fatto male i propri conti; soprattutto, non avevano stimato abbastanza la fermezza d’animo della ragazza. Dapprima Santa Viviana fu minacciata, poi blandita. Venne affidata ad una mezzana, affinché la incamminasse sulla via della perdizione. Ma Santa Viviana non si fece scalfire nè dalla paura, nè dalle tentazioni della carne. Fu allora che venne crudelmente torturata, legata ad una colonna e fustigata fino alla morte. L’ultimo scempio che fu fatto al suo giovane corpo fu quello di negargli la sepoltura. Le spoglie della giovinetta furono gettate in una fossa per essere sbranate dai cani; ma i cani, più pietosi degli uomini, non la toccarono, anzi, indicarono i miseri resti ad una pia donna, che quindi tumulò dignitosamente ciò che restava della fanciulla. 



Sul luogo in cui la santa fu seppellita nacque una chiesa a lei dedicata, che oggi si erge sull’Esquilino. L’edificio originario, risalente al V secolo, fu ristrutturato completamente da Gian Lorenzo Bernini per volontà di papa Urbano VIII nel XVII secolo. All’interno si può ammirare una statua , eseguita dal Bernini stesso, che raffigura Santa Viviana così come l’iconografia devozionale ce l’ha consegnata. Si vede una fanciulla, appoggiata ad una colonna, che ha in mano la palma del martirio e sembra già più rivolta al cielo che alla terra, eterea e splendida nella sua giovinezza immacolata.



 è moto venerata in Italia e in Spagna, e si lega fortemente ai cicli della vita contadina. Famoso è il detto che recita Santa Bibiana, quaranta giorni e una settimana. Si crede cioè che, se piove il giorno in cui si commemora la santa, lo farà per altri quarantasette giorni. La memoria della giovane santa martire si celebra il giorno 2 dicembre. 

In questo stesso giorno si ricordano anche San Silverio, papa e martire; Santa Bianca di Castiglia, regina di Francia, e il Beato Berengario Cantull.

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