L’Isis decapita una agente spia russa: ormai è difficile star dietro anche solo al susseguirsi dei fatti in questo clima che purtroppo è sempre più da terza guerra mondiale, o se preferite, di nuova Guerra Fredda. La Russia al centro di tutto, uno snodo essenziale per la lotta all’Isis, per lo scontro con la Turchia e per la “nuova” puntata, lo scontro con la Nato. Ma è quest’ultim’ora che sta sconvolgendo il mondo in questi ultimi minuti e che siamo sicuri avrà parecchie ripercussioni dal Cremlino e non solo: l’Isis ha diffuso un video in cui mostra la decapitazione di una spia russa da parte di un combattente dello Stato Islamico anch’esso russo afferma Rita Katz, direttrice di Site, il gruppo di intelligence mondiale. La spia che è stata decapitata, viene riferita sempre da Site sul suo Twitter ufficiale, sarebbe stata mandata in Siria dall’intelligente del Cremlino. Insomma, un messaggio diretto a Putin e al suo tentativo di guidare una colazione contro il Daesh in Siria e Iraq, anche se potrebbe paradossalmente avere l’effetto di portare l’attacco di Putin in maniera ancora più cruenta. «Non vivrete più in pace», questo il messaggio finale a Putin e a tutta la Russia dal video di durata 8 minuti che viene diffuso ora online. Le conseguenze sicuramente saranno importanti e purtroppo viene registrata l’ennesima vittima del califfato. Clicca qui per il tweet ufficiale di Site sulla decapitazione della spia russa.
È una sorta di ping-pong tra lo scontro con la Nato sulla questione Montenegro e la continua lotta diplomatica contro la Turchia: movimenti da terza guerra mondiale come ormai riportiamo da giorni o semplici “scaramucce” tra potenze internazionali con la Russia di Putin al centro? Chiaramente propendiamo per la prima ipotesi e non cuor felice ma guardando semplicemente i fatti: con l’inasprirsi della tensione contro la Nato e dunque la figura degli Stati Uniti è in gioco una sorta di Guerra Fredda ventilata che non preannuncia niente di buono, «reagiremo a queste provocazioni» le parole che arrivano dal Cremlino come testimonianza di ciò. Ma succede ben di peggio proprio nelle ultime ore: nel corso di un briefing del generale russo Sergey Rudskoy sono state rese note delle fotografie di camion carichi di petrolio che attraverso la frontiera tra Siria e Turchia e con varie mappe di movimento del contrabbando. «Il presidente turco e la sua famiglia oltre a tutte le più alte autorità politiche turche sono coinvolti nel business criminale del traffico illecito di petrolio proveniente dai territori occupato dell’Isis in Siria e Iraq», a dirlo è il vice ministro della Difesa di Mosca e l’attacco è evidente. Russia come va dicendo da giorni ha le prove e sta cercando di mostrarle del traffico del petrolio Isis con la Turchia e l’intenzione si screditare l’ormai acerrime nemico di Ankara è sempre più potente. Prove vere? Mosca del tutto fuori da questi schemi? E soprattutto, siamo certi che solo il jet russo abbattuto sia fonte di tutte queste tensioni?
Se c’era da attendere ancora qualcosina per affermare il rischio di terza guerra mondiale, con quanto successo stamani forse quel piccolo passo è stato superato: la notizia è che la Nato, alleanza atlantica occidentale, ha invitato a far parte della coalizione come nuovo membro il Montenegro, uno dei vari stati “nuovi” formati dopo la dissoluzione della Jugoslavia. E la Russia come l’ha presa? Ecco, potete immaginarlo: «La continua espansione della Nato verso est, di certo, non può che portare ad azioni di risposta da parte russa per motivi di sicurezza», ha dichiarato il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov. Tradotto, una furia in quel del Cremlino che non vede ovviamente di buon occhio un avanzamento della Nato – ricordiamoci che l’ultima volta che in Ucraina si è parlato di accordi con l’Europa, ergo con la Nato e gli Stati Uniti, sono arrivati i carroarmati – e che vede nell’eventuale ok del Montenegro un passo irrimediabilmente negativo. «Se avvenisse, ciò renderebbe impossibile molti programmi che prima erano realizzati con la Russia, anche di cooperazione tecnico-militare». Ci fa va giù ancora più duro il Presidente della Commissione Difesa del Senato Russo, Viktor Ozerov, come riporta l’agenzia Ansa: «il Montenegro da oggi diventa per la Russia un Paese che è un membro potenziale della minaccia alla sua sicurezza». Il governo montenegrino vede di buon occhio un interessamento dell’Alleanza Atlantica, con il premier Igor Luksic che afferma tutta l’importanza di un eventuale ingresso nella Nato che per il Montenegro potrebbe davvero cambiare i giochi spingendolo verso la via della democratizzazione ed è «un passo importante per la stabilità dei Balcani. Non solo, l’ingresso in Nato avrà un impatto sui tutti i Paesi vicini, sia quelli che aspirano ad entrare nella Nato, sia quelli che ancora esitano». Tra terza guerra mondiale e nuova Guerra fredda il confine è molto labile: di certo, il mondo è alle soglie di un grosso cambiamento strategico.
In questi giorni, obnubilati dalla crisi fortissima tra Russia e Turchia con toni da terza guerra mondiale, abbiamo forse, colpevolmente, tralasciato un fatto successo ieri ma di importanza capitale. Ieri in Italia è stata sgominata una cellula di jihadisti forse dell’Isis che tra Italia e Kosovo preparava varie azioni terroristiche e che, sopratutto, minacciava di morte Papa Francesco. Fatto grave certo, ripreso da tutti i media ma che forse meriterebbe un passo in più di comprensione: personalmente, la questione più inquietante di quei post e dei messaggi ritrovati sui device degli jihadisti arrestati non è tanto la minaccia contro la figura del Papa ma nel fatto che “questo sarà l’ultimo Papa”. Scomodo, enormemente scomodo il Pontefice Francesco: lo ascoltano di sicuro, vedono come sempre più crescente è la speranza della popolazione, ora anche africana dopo il suo viaggio trionfante, in un uomo che riporta la centralità del Vangelo nella vita drammatica di tutti giorni. Non terrore ma misericordia e questa davvero risulta scomoda perché rischia di scardinare alla lunga il clima di terrore e odio: ancora più inquietante poi la minaccia che a Papa Francesco non dovrà esserci un successore visto che nelle teorie Isis e non solo il Vaticano andrà conquistato e verrà fatto tra non molti anni. Come mai è d’impiccio quel piccolo staterello in mezzo alla disastrata Roma che probabilmente in poco tempo, se organizzati, una normale cellula jihadista potrebbe prendere? Forse valga qualcosina ciò che rimanda quell’uomo, quegli uomini che nella storia vestiti di bianco hanno annunciato l’unico antidoto contro l’odio, ovvero il perdono? La domanda rimane aperta, non è certamente scontata la risposta visto che i tempi e i toni da terza guerra mondiale ci raccontano un mondo che va da tutt’altra parte. Eppure l’Isis guarda sempre lì con sfida e odio verso quell’anziano prete di periferia che ha la pretesa di dire il contrario della violenza.
Un conflitto totale, una terza guerra mondiale non se l’augura nessuno ma è come se nessuno volesse fare un passo indietro alla situazione attuale delle vicende internazionali che da molte parti si avvicinano all’idea dei guerra totale. Esageriamo? Forse, meglio sarebbe quantomeno: e invece ogni giorno da quel terribile 13 novembre 2015 vi stiamo raccontando come le volontà della lotta al terrorismo in realtà nascondano sotto ambizioni e ruoli di potere ben più ampi che nessuno di noi può realmente comprendere. Però abbiamo gli occhi e possiamo osservare quanto succede e quello che vediamo è un caos generale. Stando solo alle ultime “scaramucce” tra Russia e Turchia, il clima a cui assistiamo è da prodromi di un conflitto, e non di stati in realtà alleati contro l’Isis. Putin ha deciso di sostenere le milizie curde in Siria contro lo Stato Islamico (forze già armate dagli Stati Uniti tra l’altro) e il Cremlino sembra davvero deciso a rafforzare il suo sostegno a quelle forze curde contro le quali invece Erdogan da mesi prova a sconfiggere – quel PKK di cui sentiamo spesso parlare. Inoltre la Russia ha annullato ufficialmente il turkish stream, il gasdotto che fino a ieri era i accordo di aumentare la capacitò di esportazione di Gazprom ad Ankara facendola diventare un hub energetico: nulla di questo insomma, e non solo per il jet russo abbattuto a questo punto. Dunque dove l’origine di tutto ciò? Potere, economia, strategia? Seguiteci e proveremo a osservare assieme, ma una cosa è certa: una terza guerra mondiale magari verrà evitata ma se non riusciamo a capire cosa realmente genera questa condizione sarà difficile ogni qual tipo di presunta teoria o soluzione a buon mercato.