“Continuerò con i cardinali, con le commissioni quell’opera di pulizia iniziata da Ratzinger”. Lo ha detto Papa Francesco sull’aereo che dall’Africa lo ha riportato a Roma, a proposito degli ultimi sviluppi dello scandalo Vatileaks 2. Bergoglio ha aggiunto riferendosi a Ratzinger: “Noi lo abbiamo eletto per questa sua libertà di dire le cose: è da quel tempo che in Vaticano c’è la corruzione, e su questo giudizio io ho dato ai giudici le accuse concrete”. Mentre a proposito delle inchieste a carico di Nuzzi e Fittipaldi, il Santo Padre ha sottolineato: “È importante che la stampa, sia libera che confessionale, denunci la corruzione. Ma la stampa deve dire tutto senza i suoi tre peccati, che sono disinformazione, calunnia e diffamazione”. Abbiamo chiesto un commento a Gianni Valente, giornalista esperto di Vaticano e collaboratore di Limes e di Vatican Insider.



Il Papa ha sottolineato: “Continuerò l’opera di pulizia iniziata da Ratzinger”. Che cosa ci dice questa affermazione?

Ci dice che i criteri della riforma di Papa Francesco sono innanzitutto ecclesiali. Quello che lo muove non è il desiderio di cambiare la Chiesa, come spesso si sente dire, ma semplicemente di fare in modo che la Chiesa sia se stessa, cioè aderente al compito per cui il Signore l’ha voluta. In questo senso è ovvio che c’è una continuità con il Papa precedente, perché anche Ratzinger da teologo e da prefetto della fede ha sottolineato che la Chiesa è sempre “reformanda” e che non bisogna avere un’idolatria nei suoi confronti.



E’ vero che Benedetto XVI fu eletto per la sua libertà nel parlare contro la corruzione?

Non credo che il motivo principale del consenso che ebbe in Conclave sia stato questo. Anche se è vero che quando nel 2005 l’allora cardinal Ratzinger scrisse il testo della Via Crucis, fece un chiaro riferimento anche alla sporcizia che c’è nella Chiesa e che scandalizza i poveri e i semplici. Avere avuto uno sguardo così lucido sulle patologie all’interno del corpo ecclesiale forse contribuì ad allargare il consenso nei suoi confronti.

C’è chi ha scritto che Benedetto XVI si dimise proprio per la diffusione della corruzione nella Chiesa. E’ così?



Io non penso che ci sia un rapporto automatico tra le vicende emerse in Vatileaks e le dimissioni di Benedetto XVI. In Ratzinger il riconoscimento umile dei propri limiti si sommò a una situazione ecclesiale che si era andata deteriorando. Sicuramente questo ha contribuito, ma ci saranno stati anche altri motivi di stanchezza e di perdita di fiducia nei suoi collaboratori stretti.

Con Papa Francesco quali passi avanti sono stati fatti?

La differenza portata da Papa Francesco è che sta dimostrando una maggiore serenità e attitudine a non farsi condizionare più di tanto dalle manipolazioni che fanno i media quando parlano delle dinamiche della riforma della Chiesa.

I circoli ecclesiastici che vogliono condizionare il Papa sono un’invenzione giornalistica?

No. Anzi i circoli di potere ecclesiastici sono in fibrillazione e stanno mettendo in atto manovre e operazioni occulte perché continuano a pensare che la vita della Chiesa proceda per lotte di palazzo o cordate. Ciò riguarda alcuni circoli che si erano autoconvinti di avere in mano le redini della vita della Chiesa. Papa Francesco ha intuito che lui e i suoi collaboratori hanno comunque l’appoggio del popolo di Dio e delle persone semplici, le quali hanno compreso per armonia sacramentale qual è lo sguardo di chi guida la Chiesa.

 

Quanto c’è di vero e quanto di gonfiato in Vatileaks2?

L’intera Vatileaks 2 è un’operazione drogata, perché i documenti pubblicati erano l’esito del lavoro di raccolta di dati che tendevano in qualche modo a rivedere i meccanismi interni della Curia in una chiave di trasparenza. La tendenza dei vertici del Vaticano è quella a dimagrire gli apparati che quando non hanno una chiara missione poi tendono a perpetuarsi, anche perché ci sono risorse cui accedere.

 

Nuzzi e Fittipaldi vanno comunque difesi in nome della libertà di stampa?

Presentare la pubblicazione dei libri di Nuzzi e Fittipaldi come espressione della libertà di stampa mi sembra assolutamente fuorviante. Da parte loro non è stata condotta alcuna indagine giornalistica, c’è stato semplicemente un malloppo di dossier e di materiali che erano stati raccolti da altri e che sono stati faxati a due giornalisti i quali poi li hanno pubblicati. Voler fare credere che questa operazione sia quasi come un contributo alla riforma di Papa Francesco mi pare pura propaganda, che ha come unico scopo quello di vendere più copie.

 

Infine che cos’è la corruzione per il magistero di Papa Francesco?

Per Papa Francesco la corruzione è una patologia dell’anima che poi può diventare anche patologia sociale. Lui ha conosciuto gli effetti negativi anche quando era vescovo in Argentina. Si tratta di un peccato che si trasforma in abitudine e ha la pretesa di autogiustificarsi. Non si riconosce quindi come conseguenza del peccato originale di cui chiedere perdono, e si struttura piuttosto in una logica di potere. Ciò determina degli effetti negativi per l’anima delle persone e si trasforma in sistema sociale, di cui poi a pagare le conseguenze sono i più poveri.

 

(Pietro Vernizzi)

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