“Il blocco del traffico non è l’unica soluzione possibile. Limitare la velocità sulle autostrade a 90 chilometri orari come negli Stati Uniti abbatterebbe l’inquinamento e i consumi di carburante in modo molto più incisivo”. Lo afferma il professor Antonio Ballarin Denti, presidente del comitato scientifico della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. Dopo i picchi di smog registrati dall’inizio di dicembre, il 28, 29 e 30 del mese a Milano ci sarà il blocco del traffico, mentre a Roma ci si limiterà alle targhe alterne nelle giornate del 28 e 29 dicembre.



Professore, quali sono le cause dello smog record a Milano e Roma? Stiamo attraversando un evento meteorologico assolutamente eccezionale legato ai cambiamenti climatici. Le conseguenze sono la siccità prolungata che dura da quasi due mesi e le condizioni meteorologiche favorevoli all’accumulo degli inquinanti. Per esempio la stabilità dell’atmosfera, l’assenza di vento e pioggia, l’inversione termica che fa sì che non ci sia rimescolamento verticale in atmosfera, e quindi diluizione degli inquinanti. Sono tutti fattori che almeno da un mese a questa parte fanno sì che in quasi tutta la Pianura Padana non si riesca a scendere al di sotto del limite di 50 microgrammi al metro cubo di PM10.



Perché ritiene che ciò dipenda dai cambiamenti climatici? I cambiamenti climatici stanno generando un incremento di fenomeni meteorologici estremi, con siccità molto prolungate sia d’estate sia d’inverno, e la concentrazione delle piogge in pochi giorni dell’anno. Tutti i modelli climatologici affermano che nei prossimi dieci anni nella Pianura Padana le precipitazioni totali annue resteranno grossomodo invariate. Invece di distribuirsi su 100-150 giorni l’anno, come avveniva in passato, si concentreranno in pochi episodi molto intensi, quelli cioè che di solito generano alluvioni ed esondazioni.



Di fronte a questa situazione il blocco del traffico è una soluzione adeguata? – Se il blocco del traffico fosse fatto in tutta la valle Padana sicuramente consentirebbe notevolissimi miglioramenti, mentre fatto in modo spot produce dei risultati limitati. Con una concentrazione di PM10 pari a 80 microgrammi al metro cubo, il blocco del traffico la fa scendere a 70. Secondo gli epidemiologi, questi 10 microgrammi in meno si traducono in qualche decimo di punto di morti premature in meno.

Secondo lei è un risultato soddisfacente? – Anche scendere da un livello pessimo a uno un po’ meno grave produce notevoli miglioramenti nella salute della popolazione. Un provvedimento di limitazione del traffico locale, anche se fa poco, migliora comunque lo stato di salute della popolazione. Quindi non è un provvedimento strutturale né qualcosa che risolve il problema alla radice, ma se iniziassero ad attuarlo gruppi di Comuni o Regioni il miglioramento ci sarebbe.

Lei quali altre soluzioni propone? – La mia proposta è diminuire la velocità delle auto. Quando aumenta la velocità crescono infatti le emissioni, perché il motore deve fornire più potenza e quindi brucia più combustibile. Se nelle autostrade si scendesse dai 130 ai 90 chilometri orari si dimezzerebbero i consumi e quindi le emissioni.

Lo ritiene un obiettivo realizzabile? – Negli Stati Uniti il limite di velocità è appunto di 90 chilometri orari. Se si riduce la velocità l’economia ci guadagna, perché ci sono meno incidenti, ingorghi, inquinamento e consumo di carburante. Gli Stati Uniti sono uno dei Paesi più liberisti al mondo, eppure hanno questo limite ferreo. Ritengo che vada assolutamente introdotto anche in Italia perché a beneficiarne sarebbe la salute pubblica. Perché abbasserebbe la velocità proprio a 90 chilometri orari? – I 90 chilometri orari sono un compromesso tra esigenze ambientali e di carattere economico. Ma sono ottimali anche perché consentono di viaggiare in quinta, cioè con la marcia alla quale il motore gira di meno.