Il blocco del traffico a Milano ferma le auto nelle giornate di lunedì 28, martedì 29 e mercoledì 30 dicembre. Il blocco del traffico a Roma invece ci saranno le targhe alterne nelle giornate di lunedì 28 e martedì 29. Il problema dell’emergenza smog non riguarda però solo le due città più popolose a livello nazionale. Dall’inizio dell’anno la soglia di 50 microgrammi al metro cubo di particolato fine è stata superata per 104 giorni a Vicenza, 95 a Milano, 89 a Venezia e 86 a Padova. Ne abbiamo parlato con Valter Maggi, professore di geografia fisica e geomorfologia ed esperto di inquinamento e ambiente dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.



Professore, da che cosa è causata l’emergenza smog? Abbiamo avuto per un periodo molto lungo una situazione di alta pressione che ha bloccato l’atmosfera della Pianura Padana. Non abbiamo i soliti movimenti delle masse d’aria, e tutto rimane fermo. Siamo inoltre in inverno, quindi la superficie terrestre assorbe l’energia dell’atmosfera e la raffredda. L’aria più fredda e densa rimane al suolo e quindi non si muove. A ciò si aggiungono le emissioni sia dei trasporti sia del riscaldamento, ma anche quelle industriali: l’inquinamento quindi aumenta automaticamente.



Rischiamo di trovarci una situazione come quella delle città cinesi? La situazione nelle città cinesi è più simile a quella che avevamo in Italia negli anni 60 e 70. Le emissioni prodotte dall’uomo in Cina infatti sono ancora molto inquinanti. Negli ultimi 30 anni Europa e Stati Uniti hanno migliorato l’efficienza di impianti e automobili. La Cina questo non lo ha ancora fatto, o lo sta facendo con un ritardo evidentemente legato alle conoscenze industriali in suo possesso.

Tornando all’Italia, il blocco del traffico è una soluzione adeguata? Sicuramente il blocco del traffico non peggiora la situazione, perché fa in modo che le emissioni in atmosfera diminuiscano in modo significativo. E’ chiaro però che l’unica soluzione vera è che arrivino vento e pioggia in modo da pulire l’atmosfera.



Ma noi che cosa possiamo fare? Migliorare in modo assoluto l’efficienza dei nostri sistemi o arrivare addirittura a utilizzare meccanismi a emissione zero come le auto elettriche, aiuterebbe in modo molto significativo la situazione ambientale. Il problema è politico e culturale, e quindi ci vorranno tempi e modi di lungo periodo nonché soprattutto una pianificazione nazionale. La situazione di inversione che è attualmente in corso e che crea una cappa di smog interessa l’intera Pianura Padana. A Milano c’è una concentrazione di PM10 particolarmente elevata, ma la stessa cosa si verifica nel resto del bacino padano. D’altra parte non illudiamoci. Qualunque azione dell’uomo sull’ambiente produce di default un effetto inquinante. La questione come al solito è scegliere il meno peggio.

Intende dire che il problema dell’inquinamento ambientale non può essere risolto?

Diciamo che non può essere riportato alle condizioni originali. La Pianura Padana è in assoluto una delle zone più industrializzate del nostro pianeta, specialmente l’area intorno a Milano. E’ indubbio che 500-600 anni fa avevamo una condizione ambientale completamente diversa. A ciò si aggiunge il fatto che le condizioni climatiche della Pianura Padana non possono essere modificate, e dobbiamo convivere con questo sistema.

In che senso? L’area metropolitana di Milano, con i suoi 3,2 milioni di abitanti, non inquina certo come Londra o Parigi, che ne hanno rispettivamente 13,9 e 12,3 milioni. Il punto è che le valli in cui si trovano Londra e Parigi hanno il vento tutti i giorni, mentre nella Pianura Padana non c’è quasi mai. E’ per questo che Parigi non ha problemi di polveri sottili come Milano: si tratta di una differenza puramente ambientale.

 

(Pietro Vernizzi)