Nuova Guerra Fredda? Terza Guerra Mondiale? Proviamo a vedere. Oggi di Putin abbiamo parlato andando a sottolineare il fortissimo richiamo alla situazione con la Turchia in cui la minaccia del “si pentiranno di quello che hanno fatto” ha tuonato in tutte le diplomazie mondiali. Ma il forte rischio di esplosione di una tensione in guerra arriva a più largo raggio nelle altre parti del discorso di Putin che ha tirato in ballo anche se indirettamente il nemico Stato americano: secondo il capo del Cremlino, la destabilizzazione dei Paesi del Medio Oriente ha aperto la strada dei terroristi e il riferimento ci sembra piuttosto chiaro e puntato verso Washington. «Chi voleva cacciare i regimi sfavorevoli imponendo rozzamente le proprie regole, ha portato agitazioni e distruzioni di Stati, con popoli contro altri popoli e poi loro se ne sono lavati le mandi aprendo la strada dei radicali, degli estremisti e dei terroristi». Ecco, la Guerra Fredda è già alle stelle nonostante poi abbia detto che comunque per battere l’Isis ci vuole l’impegno di tutti. In questo senso Putin tende la mano alla Nato, richiamando a mettere da parte per un momento le differenze e concentrarci contro il grande nemico. Già, ma dopo l’Isis quale sarà il nuovo grande nemico?
Abbiamo come l’impressione che nello scenario da terza guerra mondiale – o se preferite, nuova Guerra Fredda – il centro di tutto non sia in questo momento solo il petrolio nel Medio Oriente, fattore che di solito si nasconde dietro a quasi tutti i conflitti degli ultimi cinqunt’anni e che giustamente in molti attenti analisti hanno osservato a lungo. No, in questo caso sembra esserci molto di più nello scontro totale tra la Russia e la Turchia che ufficialmente dopo l’abbattimento del jet russo si danno contro mettendo in pericolo l’intera coalizione internazionale che si sta preparando a combattere l’Isis (i raid sono già arrivati). Putin attacca Ankara mostrando le prove del traffico sul petrolio dello Stato Islamico, Erdogan oggi risponde promettendo altrettante prove che mostrerebbero invece la collusione della Russia con i pozzi di Daesh. Come la mettiamo dunque? La sensazione è che di mezzo ci sia la Nato prima di tutto, con “sultano” e “zar” che si danno contro per interessi specifici di strategia e influenza sul Medio Oriente ma facendo giocare alla Nato il ruolo di protagonista, nel bene (la Turchia, essendoci dentro) e nel male (la Russia, che tenta di screditarla e indebolirla, per di più dopo l’ormai certo ingresso del Montenegro nell’Alleanza Atlantica, altra avanzata verso Est). Sono sensazioni chiaro, ma questo “rimpallarsi” accuse sul petrolio tradisce, forse, che i termini della questione non siano (solo) lì.
E quando si lanciano le bombe non si può far finta che non sia una guerra: la speranza è che non sia davvero una terza guerra mondiale anche se come stiamo seguendo insieme da giorni i prodromi ci sono tutti. Minacce, crisi diplomatiche e situazione di tensione costante: il periodo non è dei migliori ma con l’arrivo delle bombe certamente l’escalation non potrà essere sicuramente leggera. Nella notte, dopo l’approvazione del Parlamento inglese di ieri, la Raf ha iniziato a bombardare la Siria nelle zone occupate dall’Isis: poco dopo il voto, 4 Tornado sono decollati dall’isola cipriota di Santorini. Primi obiettivi che sembrano siano stati colpiti riguardano i pozzi di Omar e i campi petroliferi della parte est della Siria. Inutile dire che le minacce di risposta sono arrivate subito con Daesh che non ha esitato a reagire: «Non prendetevela con l’Islam quando vi colpiremo», affermano i canali collegati alle galassie jihadiste e all’Isis. Con la scelta di Cameron e del suo parlamento che si accoda all’accordo anche di Berlino e Parigi, la coalizione anti-Isis prende forma rapidamente, con l’appoggio della Nato che ancora vacilla per la questione Turchia e la Russia che per gli stessi motivi non si comprende bene che passi vorrà fare – anche se Putin questa mattina ha affermato che continua imperterrita la lotta al terrorismo. Gentiloni, nostro ministro degli esteri, interviene in maniera accorta come per scelta del governo italiano ma con un punto interessante: «non si tratterà di una guerra lampi e non si dovranno ripetere gli errori in Libia e Iraq quando gli stessi Usa favorimmo il crollo di uno stato senza avere una strategia credibile dopo». Chiaro, è certamente anche una possibile scusa per prendere tempo ma la verità di quelle parole rimangono: risolvere un “fiume” per aprire un “oceano” non è mai una cosa saggia.
Vladimir Putin questa mattina ha rincarato la dose, dopo la presentazione delle presunte prove sui traffici tra Isis e Turchia che rischiano di portare il mondo in una terza guerra mondiale: «Se qualcuno pensa che le reazioni della Russia saranno limitate alle sanzioni commerciai, si sbaglia di grosso, non dimenticheremo l’abbattimento del jet», anche se poi afferma anche come gli sforzi di una nazione non sono sufficienti per sconfiggere il terrorismo internazionale. Bum. La situazione è tesissima e il contagio virulento dello scontro si allarga a macchia d’olio dal Medio Oriente fin dentro alla Nato: il Pentagono ha reagito subito dopo le prove presentate da Mosca che confermerebbero i traffici al confine tra Turchia e Isis sul fattore petrolio. «accuse assurde, rifiutiamo categoricamente l’idea che la Turchia stia lavorando con l’Isis, anche perché partecipa attivamente ai radi della coalizione contro i jihadisti». Perfetto, ma se invece venissero confermate? Il rischio è alto perché in quel caso la Nato si troverebbe la cosiddetta “serpe in seno” e il già complesso gioco di equilibri dentro la coalizione anti Isis – che ieri ha ottenuto il sì anche del Regno Unito – sarebbe ancora di più messo in crisi. Di certo, il sultano e lo zar (Erdogan e Putin) hanno idee diverse sul Medio Oriente e il caso del jet abbattuto è semplicemente la scintilla che ha fatto non traboccare ma alluvionare il vaso, se mi passate il termine. Quali dunque le prossime mosse? Non temete, potrebbe trattarsi di ore fino al prossimo capitolo di questa (triste) storia.
Tensione unica con la terza guerra mondiale sullo sfondo che ogni di più rende i fatti internazionali come sempre più vicini ad una svolta purtroppo bellica. L’Isis e la minaccia del terrorismo islamista tengono in scacco la comunità internazionale, ma è la Russia che riveste ormai il ruolo di centro mondiale delle tensioni. Scontri aperti con la Nato dopo il caso scatenante dell’invito del Montenegro nell’Alleanza Atlantica e sopratutto con la Turchia dopo le reciproche accuse che ogni giorno affollano e complicano le diplomazie di mezzo mondo. Erdogan fa affari con l’Isis grazie al petrolio? Solo calunnie di Putin che vuole avere il predominio sul Medio Oriente in totale sbando con la scheggia impazzita dello Stato Islamico che semina terrore un po’ dappertutto? Le risposte purtroppo sono merce rara, come la verità di questi tempi: di certo abbiamo un’altra vittima, un uomo russo, forse una spia di Mosca che in un video diffuso dal Daesh ieri sera viene decapitato da un combattente islamico anch’egli russo. Un’attacco diretto e l’ennesima sfida a Putin, ma prima di tutto un altro morto, in modo barbaro. E questo purtroppo è l’effetto di una guerra, che piaccia o meno, è quello che sta accadendo.