Allarme sicurezza nel Lazio a pochi giorni dall’avvio del Giubileo straordinario della misericordia e in piena allerta post attentati di Parigi. Questo l’alert lanciato dall’indice composito del dominio sicurezza del rapporto Bes 2015, presentato lo scorso 2 dicembre a Roma. L’indicatore, che valuta in modo sintetico l’andamento della sicurezza in Italia, assegna infatti la medaglia d’oro alla Valle d’Aosta, seguita dalla Basilicata e dalla Sardegna, che conquistano gli altri due gradini del podio. In fondo alla graduatoria, si collocano invece Emilia-Romagna, Puglia, Lombardia, Liguria e, appunto, il Lazio. 



Tutte le ripartizioni territoriali mostrano un andamento in controtendenza rispetto ai dati che si rilevano normalmente. La dinamica del Centro e del Nord è infatti, questa volta, peggiore di quella del Mezzogiorno. Mentre cioè alcune regioni del Nord hanno visto aggravarsi la loro situazione rispetto all’indicatore complessivo di sicurezza, alcune regioni del Mezzogiorno come Campania, Sicilia e Calabria sono rimaste stabili rispetto al medesimo indicatore. 



In generale, l’indice su base nazionale è peggiorato nel tempo anche se nel 2014 si è registrato un lieve miglioramento (93,1 rispetto a 92,2 del 2013) dovuto soprattutto all’andamento positivo dell’indicatore di percezione soggettiva (quello che rileva cioè il “senso di sicurezza” percepito appunto dai cittadini).

Entrando invece nel particolare, si deve evidenziare che la criminalità predatoria (furti in abitazione, rapine e borseggi) è cresciuta in occasione della crisi economica, mentre appare stabile nel 2014. Segnali positivi dunque, ma ancora deboli per essere considerati veri e propri miglioramenti. Basso (il più basso d’Europa) il tasso di omicidi (0,8 per 100.000 abitanti) e in miglioramento i dati relativi alle violenze fisiche, sessuali e psicologiche contro le donne. 



Merita una più approfondita riflessione il dato relativo alla percezione di sicurezza, soprattutto in un momento in cui sono impresse nelle menti e nei cuori di tutti le tragiche immagini degli attentati nella ville lumière. Ma la riflessione non è tanto (o comunque non solo) sull’andamento di questo indicatore (peraltro in crescita dopo il dato critico del 2013), quanto sull’utilizzo che si fa dei dati e quindi sulla necessità di una sempre più elevata copertura informativa, soprattutto a livello locale, nonché sulla crescente esigenza di una maggiore tempestività rispetto alla disponibilità dei dati e delle informazioni. 

Le nuove tecnologie e le nuove fonti di dati (come i cosiddetti Big data) saranno fondamentali per raggiungere questi obiettivi, per riuscire, come dicono gli addetti ai lavori, a passare dalla rilevazione dei soli dati freddi (quelli cioè che indicano cosa è già avvenuto) a quella anche con i dati caldi (quelli che indicano invece cosa sta succedendo, quale è il sentiment generale). Sarebbe questo un passaggio epocale che, integrando statistiche ufficiali, dati campionari e il cosiddetto nowcasting (dati che scattano una foto del presente) sui Big data, consentirebbe di capire cosa c’è nella testa degli individui e quindi di valutare in modo pienamente consapevole cos’è più opportuno fare, quali contromisure prendere in determinate, delicate circostanze. 

E se tutto questo avvenisse in un momento delicato come quello che attraversa ora il mondo intero, varrebbe forse più di duemila addetti alla sicurezza.