Dopo la prima alla Scala di Milano, martedì incomincia il Giubileo. Un doppio test per la sicurezza dopo gli attentati terroristici a Parigi del 13 novembre. A Milano c’era il premier Renzi, a Roma la giornata inizierà con l’apertura della Porta Santa nella Basilica di san Pietro da parte di papa Francesco, proseguendo con l’omaggio alla statua della Madonna in piazza di Spagna. Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ha sottolineato: “Il ministro dell’Interno non ha mai sottaciuto il rischio, ha detto sempre che non esiste il rischio zero. Ci sono state 50 persone espulse, ci sono inchieste in corso, c’è un’attività di contrasto, quanto sarà efficace lo vedremo. Manca consapevolezza nell’opinione pubblica? Ma il nostro è un Paese che vuole essere rassicurato”. Ne abbiamo parlato con il senatore della Lega Nord, Giacomo Stucchi, presidente del Copasir.
L’Italia non è ancora stata toccata da episodi eclatanti di terrorismo. Per quale motivo?
C’è un lavoro che viene svolto quotidianamente da intelligence e forze dell’ordine per evitare che qualcosa accada. Da questo punto di vista l’impegno è massimo. Tra chi dice che accadrà sicuramente qualcosa e chi dice che non accadrà assolutamente nulla, entrambi vendono certezze che non esistono.
E’ possibile quantificare il nostro rischio?
C’è una minaccia concreta e significativa e si lavora per fare sì che quest’ultima non diventi qualcosa in più rispetto a una minaccia.
Il generale Mario Mori aveva proposto di insediare pm antiterrorismo nelle procure delle principali città. Come valuta questa idea?
C’è una Procura nazionale anti-terrorismo che ha appena iniziato a lavorare, e quindi lasciamola partire.
Da chi viene concretamente la minaccia per quanto riguarda il Giubileo?
Quello che inizia oggi sarà un Giubileo diffuso, e quindi realisticamente l’attenzione dovrà essere concentrata per metà su Roma e sul Vaticano e per l’altra metà su una serie di centri e di manifestazioni comunque importanti sparsi per tutto il Paese nell’arco di tutto l’Anno Santo. La minaccia viene dai lupi solitari e da piccole aggregazioni che possono decidere di attivarsi autonomamente. Queste sono le minacce più pericolose, non credo ai gruppi strutturati composti da un numero considerevole di persone.
Per gruppi strutturati intende quelli che hanno colpito a Parigi?
No. Quando parlo di gruppi strutturati mi riferisco alle azioni compiute a suo tempo da Al Qaeda, un’organizzazione con migliaia di soggetti. In particolare agli attentati alle Torri Gemelle ha partecipato un numero cospicuo di persone. Oggi una struttura come al Qaeda sarebbe facilmente individuabile per la sua complessità e la sua composizione numerica elevata. Gli attentati di Parigi sono stati compiuti invece da una dozzina di persone: si è trattato di una sorta di terrorismo molecolare, più strutturato rispetto ai lupi solitari ma meno rispetto agli attentati del 2001.
I riflettori continuano a essere puntati sulla Libia. In che modo per noi è una minaccia?
E’ una minaccia perché l’Isis in Libia controlla ormai degli spazi importanti di territorio ed è urgente quindi assumere una decisione per evitare che si espanda ulteriormente. Per mantenersi l’Isis vende il petrolio di contrabbando e dall’altra soprattutto in Libia potrebbe utilizzare il traffico di esseri umani. Da questo punto di vista diventa un problema da affrontare urgentemente.
La Francia ha deciso di modificare la Costituzione per rispondere all’emergenza terrorismo. Anche l’Italia dovrebbe fare delle modifiche normative?
Modifiche e integrazioni normative sicuramente, modificare la Costituzione penso di no. Forse i francesi sono più abituati a cambiare frequentemente la Costituzione rispetto a noi, mentre da noi almeno sulla prima parte c’è un convincimento generale che sia ancora attuale. In Italia servono interventi normativi ordinari, non costituzionali.
(Pietro Vernizzi)