E dunque alla fine la parole chiara e tonda arriva dall’America e conferma i timori da terza guerra mondiale: «La realtà è che siamo in guerra contro l’Isis», a parlare è Ash Carter, non l’ultimo arrivato dato il suo ruolo di capo del Pentagono. «Gli Usa sono pronti all’invio di elicotteri Apache e consiglieri militari in Iraq per aiutare le forze locali a riprendere il controllo di Ramadi, anche se sono d’accordo con il generale Dunford quando dice che non abbiamo contenuto l’Isis». Importantissime dichiarazioni che di fatto raccontano come siamo agli sgoccioli di mesi decisivi dove lotta al terrorismo e crisi internazionali in medio Oriente saranno ancora più di adesso al centro della scena tutti i giorni. Il capo del Pentagono ha anche poi offerto una disamina che conferma il tentativo di Obama di smarcarsi con un certo tipo di guerra condotta in passato dal rivale Bush, dal momento che per Carter sarebbe un errore e una cattiva idea dispiegare significative forze di terra in Siria e Iraq. In questo modo si “americanizzerebbe” troppo il conflitto e questo dai vertici della Casa Bianca non è più accettabile: allo stesso tempo si vuole che la medesima operazione di parziale distanza arrivi da Mosca: «la Russia deve concentrarsi sulla parte giusta di questa guerra». Ma quale sarebbe la parte giusta? Vi può essere una parte giusta in una guerra? Di sicuro la volontà degli States è quella di entrare in guerra in Medio Oriente ma senza l’impiego di militari e la stessa cosa vuole che faccia la Russia di Putin. Ma siamo sempre lì, di fronte a panorami da terza se non oltre guerra mondiale.
Cosa può centrare il tentativo italiano di creare un compromesso sue sanzioni UE alla Russia con il clima da terza guerra mondiale in atto? Non tanto semplice ma certamente strategico, come del resto ribadisce anche lo stesso ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov alla stampa italiana: «Noi apprezziamo molto i rapporti tra i nostri due Paese perché non basate soltanto sulle carte ma radicato nei sentimenti reciproci, nel modo in cui vediamo la vita, su come vogliamo costruire i rapporti in Europa». L’Italia ha infatti apnea chiesto, riferiscono le fonti diplomatiche da Bruxelles, che si apra un dibattito politica sul rinnovo delle sanzioni della Ue contro Mosca per l’annosa questione ucraina in scadenza il 31 dicembre prossimo. Il governo Renzi giudica negativamente il tentativo di rinnovo automatico di queste sanzioni, senza alcuna discussione, e quindi ha chiesto di poter dibattere il tema con i 28 ambasciatori. In questo modo si cerca in una via difficile ma certamente fruttuosa di creare un ponte in un momento delicato a dir poco tra Europa, Nato e Russia, con anche il parziale allontanamento della Turchia come partner esterno primario e con l’inserimento della super potenza russa nelle prime file. Un ricucire i rapporti che è necessario alla vigilia del forse grande scontro con il terrorismo Isis in Siria e Iraq, con i missili russi già in volo su Raqqa e con i vari piani militari delle forze Nato che sono in via di approvazione. Per una volta la via diplomatica, così ad ampio raggio, potrebbe avere effetti molto positivi in vari campi e aspetti.
Due fatti in Medio Oriente, un unico presagio: è terza guerra mondiale? Allo scalo di Kandahar in questo momento sono in corso scontri tra esercito afghano e talebani nell’aeroporto a sud dell’Afghanistan, dopo che ieri l’attacco del gruppo fondamentalista islamico all’aeroporto ha provocato 18 morti 11 feriti e 6 ostaggi (tra essi ci sono due donne e due bambini). Il numero delle vittime cresce e la situazione è davvero sotto collasso in questa zona in questo momento meno “interessante” per il le potenze internazionali ma dove resta altissima l’allerta di esplosione forte di guerre civili e ulteriori attentati. L’altra inquietante notizia da conflitto mondiale più che da scontro momentaneo, è la prima “missilata” della Russia su Raqqa, la città in Siria controllata dall’Isis. L’attacco molto intenso di questa mattina con i missili russi ha consentito di colpire due obiettivi principali dell’Isis, ovvero magazzino di munizioni e infrastrutture petrolifere. Ma attenzione alle parole di Vladimir Putin che dal Cremlino afferma così: «I razzi da crociera e i missili Kalibr possono essere armati sia con testate convenzionali sia con testate speciali, cioè quelle nucleari. Certamente nulla di questo è necessario nella lotta ai terroristi e spero che non sarà mai necessario». Ma intanto l’accenno c’è, ed è la prima volta di tutta questa immensa lotta al terrorismo che viene confermata la possibilità di uno scontro anche nucleare. Importante passaggio diplomatico da registrare anche per il futuro: il portavoce del Pentagono, Peter Cook, ha confermato l’apprezzamento per essere stati informati preventivamente dell’attacco dalla Russia, frutto di un accordo tutto personale tra Putin e Obama nei giorni scorsi, in modo da evitare ulteriori incidenti aerei su cieli della Siria.
Uno scontro incessante, duraturo e con colpi bassi continui che riporta il tempo al secolo scorso, al tempo della guerra fredda o peggio della terza guerra mondiale. È quanto si sta delineando nel mondo da molti mesi ormai, con la lotta al terrorismo che continua a crescere, con l’avanzata dell’Isis e con le mosse di Nato e Onu che rivelano al loro interno molti più problemi del previsto. Esempio lampante è Russia contro Turchia: due visioni diverse del mondo, due volontà di potere opposte ma con il medesimo fine, ovvero condizionare il futuro e le scelte del Medio Oriente. Ultimo casi belli, la presenza delle forze turche sul territorio iracheno che sta facendo gridando allo scandalo, oltre all’Iraq stesso, a Mosca: durante il Consiglio di sicurezza Onu, la Russia ha chiesto veementemente l’intervento delle Nazioni Unite contro l’illegale presenza dei soldati turchi in territorio estero senza l’approvazione di Baghdad. Ankara ha risposto nei giorni scorsi che la loro presenza è dettata dal liberare la città di Mosul dall’Isis e che hanno il permesso dal governatore della regione nord irachena. Ennesimo scontro diplomatico con l’assurdo (in realtà non tanto, fa capire come non ci sia solo la volontà di combattere il terrorismo ma anche altro) fatto che dice come nello stesso tempo Turchia e Russia stanno combattendo l’Isis rispettivamente in Iraq e Siria (nell’ultima settimana sono circa 2mila le bombe russe gettate contro luoghi del Daesh). Combattono un nemico comune ma ognuno fa “le pulci” all’altro: in ballo davvero cosa c’è?