Madri – come me – sempre di ronda tra ludoteche e giardinetti per compleanni da onorare, mettiamoci sull’attenti. In Inghilterra, i genitori di un bambino di 5 anni hanno ricevuto una fattura di 15.95 sterline, circa 20 euro, per non aver mandato loro figlio alla festa di compleanno di un suo amichetto di scuola (senza avvisare della mancata partecipazione). La madre del festeggiato ha pensato bene di farsi risarcire la spesa – comunque sostenuta – per aver pagato un’entrata in più al centro ricreativo invernale dove si è tenuta la festa. Capperi, ho pensato: fortuna che si trattava di una festicciola d’asilo; e quando il pargolo sarà grande, cosa mai faranno quei genitori? Se resti bloccata a casa per una colite il giorno prima del matrimonio del figlio, rischi che ti mandino la fattura del fiorista.
Quello della pista da pattinaggio è stato comunque uno scivolone imperdonabile che sta costando loro un botto di critiche: ora è il popolo del web a far la festa a questi genitori, che di certo non eccellono di savoir-faire. Ignota la vera ragione di tanta arroganza: una vendetta per non aver avvisato la mancata partecipazione? Giustizia per aver sborsato una cifra senza ricevere il corrispettivo del regalo? Di sicuro, il gesto di cattivo gusto ha fatto notizia, tanto che per un attimo ho sbottato un borioso ‘Dopotutto, se la son cercata’.
Stavo liquidando così la notizia, quando ho voluto buttare l’occhio sull’articolo originale in lingua inglese e qui c’è stata la vera sorpresa: la bellezza di più di mille-cinquecento commenti. Mi sono limitata a scorrere i primi cinquanta: un campionario di critiche furibonde che alternavano sdegno, condanna e disgusto per l’avida madre. Ma qui mi son fermata. Di fronte a tanta pioggia di giudizi, mi son bloccata per ripensare all’ultima festa che ho organizzato per il mio figlio neo-novenne.
Il giorno prima ho speso due ore a stendere un rompicatissimo crucipuzzle, un’altra ora abbondante per il “quizzone di quarta”, per non parlare della tombola dei supereroi… E cos’ha fatto quella piccola banda di sciagurati appena entrata in casa? Si è avventata sul primo pallonaccio sgualcito e non c’è stato verso di arginarla. Il pomeriggio s’è consumato tra affondi e rigori. Al secondo pericoloso tentativo di rompere lo specchio dell’anticamera, li avrei afferrati per la giugulare e inchiodati attorno il tavolo, a trangugiare centrifugati di frutta e spremere le meningi. Sì, perché ho fatto anche io i miei conti: ho speso più di quattro ore di tempo per organizzare giochi d’ingegno al costo di una baby-sitter – ma che dico baby-sitter – di una intrattenitrice pluri-referenziata, di una stratega del gioco… Se dividiamo l’onorario che mi sarebbe spettato per sei marmocchi invitati, ciascuno di loro avrebbe dovuto pagar pegno prima di andarsene! Certo, io ho lasciato perdere, ma la tentazione di gridare a chiunque il mio impegno-non-valorizzato c’era tutta.
Ecco dunque: chi sono io per giudicare la mamma inglese che ha preteso il rimborso? Io, che giusto ieri ho dovuto far buon viso e cattivo gioco a mia cognata e alla sua famiglia biovegana: all’ultimo momento hanno dovuto declinare l’invito a cena da noi per tutti e loro sei. Risultato: stasera dovrò sudar sette camicie per convincere la mia tribù affamata che fagottini integrali tracimanti di miglio e verze ripiene al tofu sono molto meglio di una carbonara… Ecco, spero che mio cognato non legga nei miei pensieri, perché se lo facesse, me la farebbe pagare cara. Altro che sedici sterline!
Chi sono io allora per giudicare? Solo una mamma che ad oggi ha raffazzonato trentatré festicciole di compleanno e ogni volta ne è uscita così stordita che il giorno dopo dava i numeri.
Quasi come chiunque altra.