Meno di ventiquattr’ore dopo il lancio mediatico, l’ennesimo capitolo del “caso Falciani” era già scivolato in basso su molti siti d’informazione. La pubblicazione (peraltro ancora attesa, in Italia sul prossimo numero de L’Espresso) dei 7.499 nomi italiani in un elenco di 100mila titolari di conti presso la filiale svizzera del colosso britannico Hsbc era già ritenuta meno fresca e attraente dell’inchiesta sui 36 piloti italiani cassintegrati in casa e stipendiati fuori confine. 



La lunga crisi economica – pur caratterizzata da una dura austerity fiscale – sta modificando anche gli standard dell’immoralità pubblica “percepita” a livello globale. La Grecia debitrice cronica viene difesa dagli Stati Uniti che l’hanno iperfinanziata e poi destabilizzato da Wall Street le banche dei paesi europei creditori. Il governo spagnolo – salvato dall’Ue a guida tedesca – se la prende con il cancelliere Angela Merkel, che prima decide le sanzioni alla Russia sull’Ucraina (costosissime per export e Pil europei) e poi si affanna a trovare una tregua dell’ultimo istante. 



Gli evasori/riciclatori (o mediaticamente tali: moltissimi, anche italiani, della “lista Falciani” non lo sono) sembrano un po’ meno cattivi di un tempo: per esempio, a chi è stato maltrattato dall’Agenzia delle entrate italiane. E gli gnomi svizzeri possono avere sembianze meno mefistofeliche della piccola banca italiana dell’angolo che nega il mutuo o usa le maniere forti per un piccolo rosso di conto corrente.

Per di più – come ha ricordato Angelo Mincuzzi su Il Sole 24 Ore online – sono 121mila (diversi dai 100mila ri-sparati ieri sera) i nomi ancora veramente “segreti” della lista trafugata dal controverso perito informatico ricercato fin dal 2008 dalle autorità svizzere. E fra gli oltre 7mila tricolori che ieri ha preso a rivelare per conto del consorzio internazionale di giornalismo investigativo Icji, molti hanno già regolarizzato la loro posizione grazie all’ultimo condono fiscale, deciso dal governo Berlusconi nel 2010.



Da pochi giorni, in ogni caso, la Svizzera ha deciso di abbattere lo storico muro meridionale con l’Italia. Ci vorrà qualche tempo, ma gli effetti della “voluntary disclosure” si faranno sentire in termini di normalizzazione dei rapporti bilaterali, niente affatto coincidente con gli aggiustamenti di mobilità dei cosiddetti “capitali italiani”. 

Ridiventerà chiaro che l’evasione fiscale – come il riciclaggio internazionale – non si elimina con la “lotta all’evasione”, neppure quella sovrannazionale. È il mercato stesso – interagendo con la geopolitica – a rimodulare luoghi, tempi, misure del “paradiso fiscale”. La lista Falciani – portata alla luce appena dopo il 2008 – si muove su una mappa (Svizzera, Montecarlo, Lussemburgo, Isole del canale) che non comprende nessuna delle piazze offshore ormai più che emergenti: dagli Emirati del Golfo a Singapore. Il resto – nella Vecchia Europa – è spesso “soap”.