Per Nicole non c’è un posto disponibile in Terapia intensiva neonatale in tutta Catania. E’ morta in un’autoambulanza che la stava portando a Ragusa, a un’ora di distanza dalla clinica in cui era venuta alla luce solo tre ore prima e in cui aveva manifestato le prime difficoltà respiratorie. In quel tragitto troppo lungo per lei, si è compiuto il suo destino.
Eccolo lì, il vecchio Leopardi: Nasce l’uomo a fatica / ed è rischio di morte il nascimento. Sembrava non più attuale, con tutti i mezzi che ci sono adesso. E invece la piccola Nicole improvvisamente ci dice che la vita è sempre esposta al rischio delle cose e della libertà umana.
Come di consueto si muove lo sdegno di chi si sofferma sulle cause seconde. Le inchieste sveleranno se ci sia stata negligenza, quali falle la gestione sanitaria abbia evidenziato, le eventuali responsabilità dei singoli. Tutti, come sempre, proclamano la loro disponibilità a collaborare con gli inquirenti, affinché sia fatta piena luce sulla vicenda. La povera giustizia umana, così necessaria eppure sempre così riottosa a farsi largo nell’ombra delle reticenze e delle paure.
Ci vuole più coraggio a fermarsi davanti al dolore dei due giovani genitori, Tania e Andrea.
Nicole è la loro primogenita.
Il dolore innocente. Ecco il grande scandalo davanti a tutti gli orrori di questo mondo, celati come i milioni di bimbi abortiti, nascosti come i piccoli degenti nelle oncologie pediatriche, manifesti e lontani come le vittime della fame e della violenza. Il grande scandalo che ripropone la domanda: “Dov’è Dio?” E da qui a dire “Dio non c’è”, il passo è breve. La grande carta è giocata, e appare vincente. Non si può eludere e neppure raddolcire la tremenda domanda davanti al male: perché?
Una domanda così seria alla quale tutte le risposte umane appaiono parziali, una domanda alla quale Dio stesso non ha risposto a parole.
Tutte le parole si sciolgono in lacrime e il silenzio diventa di ghiaccio, a meno che dal fondo si oda l’eco di un grido: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”
Si fa buio. Quasi tutti lo avevano abbandonato, ma lui ha gridato la sua fede, sul lembo estremo della vita che gli sfuggiva.
Anche la piccola Nicole sull’ambulanza al buio lotta per non morire nella sua prima notte di vita.
La sua mamma è stanca.
Tutte le cose sono fatte di lacrime stanotte.
Le nostre lacrime custodiscono la memoria di Gesù in croce e osano sperare per le lacrime dei genitori la bianca luce del conforto e degli affetti, prima ancora di quella dei risarcimenti.
Ci sembra di capire che la morte di Nicole ci voglia prima di tutto dire questo, anche se è sempre così difficile ascoltare il silenzio.