Michele Buoninconti, 45 anni, vigile del fuoco, è in carcere dallo scorso 29 gennaio con l’accusa di aver ucciso la moglie Elena Ceste. E proprio dal carcere ha scritto una lettera, riportata oggi da La Repubblica. “La verità non si può nascondere. Prima o poi verrà fuori. Per il momento l’hanno voluta occultare. Uso lo stesso termine che hanno usato loro: occultare il cadavere a cielo aperto. Si può o è solo ipocrisia? Che delusione per la cattiveria che si annida nel cuore dell’uomo”. Buoninconti continua a profesarsi innocente, cercando di difendersi dalle accuse di omicidio e occultamento di cadavere. Avrebbe voluto partecipare al funerale di sua moglie, madre di quattro bambini. Già con il parroco aveva scelto le letture, “La moglie perfetta”, ma è stato arrestato prima del funerale. Nella lettera scrive che in carcere è tutto negato, anche procurarsi gli oggetti di tutti i giorni è un problema. “Sono rimasto profondamente deluso per ciò che è stato scritto. C’è tanta ipocrisia. Mi è venuta in mente la parabola del fariseo e del pubblicano, e non chiamatemi uomo di altri tempi solo perché leggo la Bibbia…”. E’ nella Bibbia che Michele Buoninconti trae la forza di sopportare la lontananza dei suoi quattro figli. “Vorrei conoscere ancor meglio la Bibbia – prosegue la lettera riportata da La Repubblica – per capire perché si è dovuta adattare una lettura cancellando la parola marito perché ritenuta maschilista. E l’ipocrisia non è finita: ha raggiunto il culmine quando hanno adeguato una lettera spontanea di un bambino col solo intento di togliere la parola papà. Di quella lettera ho l’originale. Immagino lo sforzo che ha dovuto compiere mio figlio nel leggere parole non sue e senza senso”. E conclude: “Ditemi  cosa significa ‘sei la stella più splendente in un cielo senza stelle’ sostituita alla frase ‘tu e papà eravate una bellissima coppia’. Preferisco essere quel pubblicano che ha pregato da lontano perché gli è stato negato di accompagnare la propria moglie nell’ultimo viaggio terreno e di porgerle l’ultimo saluto scritto in una lettera che non ho potuto leggere. Altrimenti vi avrebbe straziato il cuore”. (Serena Marotta)



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