Nell’indagine sull’omicidio di Yara Gambirasio ci sono ancora “troppi buchi”. Ne è convinto Ezio Denti, il criminologo investigativo che fa parte del pool difensivo di Massimo Bossetti. nei confronti del carpentiere, dice Denti le cui parole sono riportate da Adnkronos, “continua a mancare qualsivoglia elemento dotato di reale concretezza e troppe domande restano prive di risposte”. Anche la nuova prova, quelle tracce del sedile del furgone di Bossetti trovate sui leggings della tredicenne, non proverebbero niente: “Fili di quel tipo sono appannaggio di centinaia di auto, anche di modelli diversi”, ha aggiunto il criminologo, secondo cui anche negli altri punti dell’inchiesta “continua a non intravedersi alcun elemento dirimente e questo diviene un enorme ostacolo nella ricostruzione dei fatti”. Denti spiega ancora: “Dovessero emergere elementi reali, dotati di concretezza e fondamento, a carico di Bossetti, non esiterei a rimettere il mandato. Ma questi elementi, ad oggi, non ci sono. Lo stesso Dna, secondo le ultime relazioni presentate dal consulente della Procura, presenta significative anomalie che non possono essere sottaciute e di fronte a queste anomalie si è appreso chel’analisi risulta, a differenza di quanto detto fino a poco tempo fa, non essere ripetibile”.



La notizia è stata diffusa ieri e inizialmente sembrava essere solamente una indiscrezione di stampa, invece è arrivata anche la conferma dei carabinieri. Sui leggings di Yara Gambirasio sono state davvero trovate tracce dei sedili del furgone di Massimo Bossetti, l’uomo arrestato il 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso la tredicenne. “Si tratta di un elemento nuovo di rilievo che riguarda microframmenti acquisiti dagli indumenti della vittima che corrispondono a elementi del tessuto del furgone di Massimo Bossetti: è stato fatto un grande lavoro”, ha detto il comandante dei carabinieri di Bergamo, il colonnello Antonio Bandiera, le cui parole sono riportate da Il Giornale. Gli inquirenti si sono riuniti oggi in procura per fare il punto sulla vicenda, ma dopo questa svolta si potrebbe presto arrivare alal chiusura delle indagini.



Il caso dell’omicidio di Yara Gambirasio sembra davvero essere arrivato a una svolta, forse quella decisiva. Si aggrava infatti la posizione di Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso la tredicenne il 26 novembre 2010, dopo che i carabinieri del Ris di Parma hanno trovato sui leggings della vittima alcuni fili appartenenti al furgone del carpentiere di Mapello, un Iveco Daily già più volte inquadrato dalle telecamere di sorveglianza che si trovano nei pressi della palestra di Brembate frequentata da Yara. Ancor più di quella del Dna, sembra essere questa la vera “prova regina” che potrebbe incastrare il presunto assassino. “Ancora una volta mi trovo a commentare perizie di cui non ho neppure l’atto di avvenuto deposito e di nuovo ho la sensazione che tutto viene letto contro Massimo Giuseppe Bossetti”, ha detto ieri l’avvocato Claudio Salvagni, difensore di Bossetti. “Ci difenderemo a processo”. Intanto, come riportato oggi dal quotidiano La Stampa, i genitori di Yara, Maria e Fulvio Gambirasio, avrebbero espresso un desiderio: vorrebbero che Bossetti raccontasse tutta la verità.

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