Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, non ha mai navigato in Rete su siti pedopornografici cercando parole chiave come “tredicenni” e “rosse”. Lo ha detto il suo avvocato, Claudio Salvagni, intervenuto a Effetto Giorno su Radio 24: “Ci sono delle stringhe di ricerca che sono state create dalle macchine: nessuno su Google cerca le cose coi trattini ‘13enne-rosse-x-sesso’. C’è una sola ricerca, peraltro”, ha aggiunto il legale del carpentiere, spiegando che le ricerche emerse “sono dei pop up. Quando uno va su un sito, a contenuto anche pornografico, ma lecito, si autogenerano delle ricerche per invogliare chi guarda a entrare in determinati siti. Ed è strano che ci sia la ricerca, ma non c’è la visita o la navigazione sul sito. Ricerca, peraltro, fatta in quel modo: non conosco nessuno che faccia ricerche digitando in quel modo. Abbiamo presentato una controperizia sia per quanto riguarda la parte genetica, sia per la parte informatica”. Per quanto riguarda le tracce di tessuto del furgone di Bossetti trovate sui leggings di Yara, secondo Salvagni “anche questo è un tentativo di distogliere l’attenzione dal focus, ossia la mancanza di risposte scientifiche sul DNA. Relativamente ai peli di tessuto, ci si consenta di usare questo paragone, o questi hanno a loro volta un DNA che si può confrontare con quelli del furgone di Bossetti e quindi ci è un’univocità, oppure identificano solo un tessuto utilizzato per vetture, autocarri, treni e in tantissime occasioni”.



Sarà presentata stamattina al tribunale del riesame di Brescia una nuova richiesta di scarcerazione per Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno con l’accusa di aver ucciso la ginnasta Yara Gambirasio. Questo per ribaltare la decisione del gip di Begamo Vincenza Maccora, che ha respinto l’istanza di scarcerazione per ben due volte. In un nuovo documento di 40 pagine, il legale dell’indagato, Claudio Salvagni, ribadisce i punti dell’inchiesta per la difesa, dove evidenzia “un quadro indiziario assente”, sulle presunte “prove regine” – dalla traccia mista di Dna trovato sugli slip della tredicenne di Brembate ai fili del sedile trovati sui leggins della giovane vittima che sarebbero compatibili con quelli del camioncino di Bossetti, unico Iveco Daily di quel tipo, tra i duemila che giravano per il Nord Italia la sera del 26 novembre 2010 e che si trovava a Brembate Sopra – che secondo il legale mostrerebbero più di una falla. L’attenzione dell’avvocato nel nuovo documento si concentra sull’assenza di peli e di capelli di Bossetti sul corpo di Yara, sugli “acclarati dubbi scientifici” che riguardano la traccia mista di Dna, e ancora sull’analisi di pc e telefoni che sono state svolte dai periti e il cui esito “non può essere ritenuto valido avendo violato la procedura prevista per legge” e infine sul movente che non potrebbe essere collegato alla navigazione web dal momento che “non evidenzia alcun contenuto di natura pornografica, benché meno – conclude il legale – con raffigurazione di minori”. (Serena Marotta) 

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