Con l’intervista al ministro Alfano il Corriere della Sera ha aperto la riflessione sul fenomeno del reclutamento che avviene nel nostro Paese di guerriglieri per il califfato islamico, l’Isis. Questo fenomeno viene chiamato dei “foreign fighters” secondo la mania di usare l’inglese per definire fatti complessi. Forse anche per evitare di dover capire questa complessità.
Si valuta che siano circa 50 le persone partite per la Siria e l’Iraq, di età fra i 18 e i 25 anni, indottrinati sia dai siti web sia da una rete di circa 200 attivisti presenti in Italia. Non si tratta di fenomeni di massa e neppure una vera e propria tendenza. Ma comunque è un fenomeno che deve essere valutato e capito.
Proviamo a fare alcune ipotesi delle forme di convincimento. Bisogna partire da un contesto europeo per capire se un impianto di valori esistenziali fronteggia l’alternativa agli ideali estremi dell’integralismo islamico. Se guardiamo agli olandesi venuti a Roma per la partita di calcio, trasformata in violenza contro le bellezze e la storia, si capisce che il dato dell’offerta ai giovani è fondato sulla nullificazione di ogni ragione ideale. Si costituisce così una identità a negativo, sei grande se distruggi tradizione e significati delle cose. Sei grande perché sei libero da tutto, persino dalla tua coscienza. Sei grande perché ti lasciamo anche il diritto di dire di che sesso sei, secondo le tue preferenze. Sei grande perché sei figlio di genitore 1 e genitore 2, dunque non devi neppure dire mamme e papà, non devi obbedire a nessuno e non sarai abbracciato da nessuno.
I propagandisti del califfato offrono una alternativa: morire per affermare il ritorno a Dio. E’ una proposta radicale, che offre la felicità come percorso verso la morte significativo. Tutto il ragionamento è ideologico, ovvero uno schema di idee che serve a coprire le ragioni concrete di chi detiene un potere contro tutti. Dentro questa schema di idee, come è stato per i fascisti e per i comunisti, non ci si accorge di essere annullati dallo schema stesso, anzi ci si convince di aver una causa da seguire. I giovanissimi sono facile preda dell’ideologia, non occorre esperienza, basta essere affascinati da qualcuno che ti racconta la favola, quella del paradiso degli eroi dell’islam.
Ma ancora di più affascina la carica di odio verso tutto il modello di vita occidentale, perché non è solo per i costumi degenerati, è anche per la potenza di soldi e armi che caratterizza l’occidente. La proposta della guerra santa è rivolta a dei piccoli Davide contro il grande Golia. Dunque è eroica.
La violenza estrema che viene mostrata dalla propaganda del califfato è rassicurante per chi guarda con gli occhi dell’ideologia, fa pensare che la lotta non verrà tradita, che il sangue sigilla la purezza del progetto della guerra santa.
La domanda che dobbiamo farci è: abbiamo proposto un umanesimo di grande bellezza e portatore di reale felicità?
I giovani che crescono in Italia, a differenza dei loro padri immigrati, non conoscono la comunità e il fare insieme che è conosciuto da chi ha esperienza di essere di un popolo. Sia i giovani di origine araba, sia i loro amici italiani convertiti da poco all’islam, si trovano in quartieri senza volto, hanno solo l’offerta del bar e della birra, e questa è la vera caratteristica sociologica, nel nord Europa sono ancora di più i ghetti programmati da urbanisti razionalisti, che non compongono il contesto urbanistico sulla base di luoghi di incontro e di libertà religiosa. Improvvisamente sono seguiti e circuiti da produttori di una idea di appartenenza che diventa coinvolgente.
Allora dobbiamo noi farci delle domande. L’offerta aperta che noi possiamo fare è l’esperienza di popolo come italiani, esperienza che fonda un umanesimo che non è la civiltà occidentale, è molto di più, è la storia umana che è venuta avanti grazie ai testimoni, e che già nelle opere d’arte si può leggere nel contenuto. Per questo è giusto dire che i cattolici possono e devono avere passione per l’incontro con gli islamici, con loro è possibile condividere la fratellanza, che ha i suoi confini in valori irrinunciabili, come il rispetto della donna, la carità, il rispetto della vita e il mistero della persona umana. Solo certezze e esperienza di felicità possono rispondere ai violenti sostenitori della guerra di civiltà.