Quella dei velivoli radiocomandati da pilota remoto, i droni, è vicenda da seguire con attenzione. A Roma è in corso a proposito il ciclo di conferenze Roma Drone. I droni potranno monitorare le coltivazioni (c’è sul tema una interessante start up italiana), servire per le emergenze (se ne occupa anche la Croce Rossa), forse effettuare piccole spedizioni (Amazon lo ha promesso), trasportare medicine o documenti. Ma già oggi i campi di maggiore utilizzo sono quello militare e quello della video informazione: non a caso due settori strategici della società moderna.
Come è noto, droni sono utilizzati per spionaggio e per bombardamenti mirati, o presunti tali. Meno noto è che le polizie sono in allarme per il loro possibile utilizzo a scopo terroristico. E’ di questi giorni la notizia che droni non identificati hanno sorvolato obiettivi sensibili di Parigi e Washington. Nel novembre scorso la Francia ammise la presenza di velivoli radiocomandati non autorizzati su alcune centrali nucleari. Data la delicatezza della questione, tutti i paesi, compresa l’Italia, stanno limitando le autorizzazioni e regolamentando il settore.
Il secondo grande campo di utilizzo dei droni è quello del video giornalismo e della video documentazione. Negli Stati Uniti esistono già due università che hanno avviato corsi di Drone journalism. I droni permettono di video-documentare luoghi inaccessibili, come avvenuto per il trasferimento della Costa Concordia, di riprendere situazioni di pericolo, come conflitti o manifestazioni di piazza, di effettuare appostamenti, pedinamenti, inchieste prima impossibili.
Naturalmente ciò ha risvolti etici, perché è facile la violazione della privacy. Agile e silenzioso, il drone potrebbe sorvolare una recinzione, un terrazzo privato, persino un interno disabitato. L’evoluzione tecnologica permette di montare sui droni telecamere leggere e ad alta definizione, rendendo così possibile punti di vista nuovi, prospettive inedite, complicati piani sequenza e in generale riprese aeree molto meno costose di quelle effettuate con gli elicotteri. Inoltre, i droni contribuiscono al processo di abbassamento dei costi delle produzioni televisive. Dal punto di vista spettacolare i vantaggi sono indubbi.
Dal punto di vista narrativo, però, la proliferazione di nuovi e impossibili punti di vista sulla realtà che la tecnologia permette non assicura per forza un arricchimento di documentazione realistica. Detto in altro modo: per vedere meglio, prima di dotarsi di più occhi, conviene mettere bene a fuoco i due che abbiamo…
Un’altra questione interessante è che, grazie ai droni, oggi è possibile fruire delle opere d’arte in modo diverso da come sono state concepite. Ad esempio, mostrare le statue del Duomo di Milano o i volti degli Scrovegni ad altezza d’uomo, mentre i loro creatori le hanno pensate per essere viste dal basso.
Talvolta queste riprese rivelano particolari talmente belli e interessanti da far pensare che i loro creatori li avessero concepiti di nascosto, quasi per se stessi, o forse, perché se li vedesse, dall’alto, un dio.
In definitiva conviene salutare positivamente anche questa novità della tecnica. I droni ci consentono un modo diverso di volare, non di persona, come facciamo, ormai senza stupirci, dal tempo dei fratelli Wright, ma, per così dire, facendo volare i nostri occhi. Il paragone letterario non è comunque Icaro: seppure, come per le ali di Icaro, anche al drone conviene starsene a mezza altezza, qui non è tanto una questione di desiderio, ma solo di curiosità.