Il gip Giacomo Marson ha deciso che Michele Buoninconti resterà in carcere. L’uomo è accusato dell’omicidio della moglie Elena Ceste, avvenuto un anno fa a Costigliole d’Asti e il cui cadavere è stato ritrovato dopo dieci mesi in un canale di scolo poco distante dalla sua abitazione. Buoninconti è stato arrestato la scorsa settimana. Il giudice sostiene infatti che il vigile del fuoco è un violento e per questo motivo potrebbe reiterare il reato, commettendo un altro omicidio o comunque “fatti brutali”. Lo sostiene nelle 80 pagine dell’ordinanza cautelare. “Buoniconti è stato descritto da tutti come un soggetto pronto all’ira, persona da non contraddire e anzi cui è consigliabile ubbidire. In questi termini si sono espressi i genitori della vittima, la vicina di casa Marilena Ceste e l’architetto Giacomo Marzo, capo squadra esperto del distaccamento vigili del fuoco di Alba”, si legge. Inoltre il giudice cita un episodio accaduto di recente: «Non è secondario considerare a questo proposito la reazione di Buoninconti a stimoli esterni che, per quanto percepiti con fastidio, non giustificavano un comportamento sproporzionatamente denotato da veemente reattività ed improntato ad ingiustificata violenza». Ci si riferisce a quanto accaduto il 4 novembre scorso ai danni della troupe della Rai: “Nell’occasione, senza plausibile ragione, l’indagato ha dapprima aggredito i presenti provocando loro lesioni con prognosi dai cinque ai quindici giorni per poi sfogare i propri istinti sulle attrezzature, distruggendole”.



E’ arrivata la decisione del Tribunale dei Minori di Torino di affidare i bambini di Michele Buoninconti, arrestato la scorsa settimana per l’omicidio di Elena Ceste, ai nonni materni con divieto assoluto di vedere il padre. I giudici hanno anche nominato un giudice delegato a seguire la faccenda, Francesco Sirchia, e hanno affidato ai servizi sociali il compito di monitorare i quattro minorenni. Intanto i legali del vigile del fuoco, Chiara Girola e Alberto Masoero, hanno notificato ai legali della famiglia Ceste, Debora Abate Zaro e Carlo Tabbia, e al pm Laura Deodato l’intenzione di voler fare un ulteriore accertamento tecnico irripetibile sul rio Mersa, dove ad ottobre scorso è stato ritrovato il corpo senza vita della donna, scomparsa il 24 gennaio 2014 da casa. “Riteniamo che questo accertamento non sia possibile – dice l’avvocato Abate Zaro – innanzitutto perché la zona è ancora sotto sequestro e poi perché lo stato dei luoghi è completamente diverso da quello del gennaio 2014, quando secondo l’autopsia è avvenuto il decesso. Quindi noi non parteciperemo”. (Serena Marotta) 

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