Nuova istanza di scarcerazione per Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. A presentarla domani sarà il suo avvocato, Claudio Salvagni, riprendendo una relazione del consulente della procura Carlo Previderè dalla quale è emerso che il Dna mitocondriale trovato sul corpo della ragazzina non sarebbe riconducibile al carpentiere di Mapello (al contrario di quello cellulare che invece ha una corrispondenza del 99,9%). Secondo il legale, le cui parole sono riportate dal Corriere della Sera, esistono “quei dubbi che bastano per far cadere i gravi indizi di colpevolezza. È proprio sulla mancanza di quegli indizi di colpevolezza che si fonda questa istanza per ribadire che non ci sono le esigenze cautelari per tenere in carcere Bossetti”.
“Dio ha visto e sa come sono andate le cose, sa che io non c’entro in questo caso”. Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello arrestato il 16 giugno scorso con l’accusa di aver rapito e ucciso Yara Gambirasio, urla tutta la sua disperazione in una lettera scritta nel carcere di Bergamo. A renderla pubblica è stato il suo avvocato, Claudio Salvagni, durante la trasmissione di Rai Uno La Vita in Diretta. “Questo chiedo a Dio di regalo per il 2015 e nient’altro di più, la mia libertà rivoglio”, scrive Bossetti. “E allora, se veramente esiste – aggiunge riferendosi ancora a Dio – perché non aiuta gli inquirenti a capire? La promessa che ho fatto a mia moglie prima di sposarmi è quella di stare insieme per tutta la vita accanto a lei e non quella di farla finita in un maledetto carcere”. (Claudio Perlini)