L’ultimo voto al Parlamento Europeo non rappresenta alcuna svolta, né un successo per i diritti umani. Il Rapporto Panzeri, nel quale si trova una analisi e delle proposte sul rispetto dei diritti umani nel mondo, in alcuni paragrafi (cristiani perseguitati ad esempio) è positivo, su altri argomenti appare eccessivamente cedevole alle mode e al “politically correct”. In particolare, soprattutto in Italia in questi giorni, sono stati evidenziati due aspetti: il diritto umano delle coppie omosessuali al matrimonio e la spaccatura nel Gruppo Socialista, in particolare il Pd. Pd rotto, Parlamento disunito su quei diritti umani che dovrebbero invece unire, su quel rispetto delle sussidiarietà che è al cuore del malcontento emerso dalle ultime elezioni europee. Tuttavia, il fatto semplice è che il Rapporto è stato approvato con 390 favorevoli, 151 contrari e 97 astensioni. La posizione in Aula era di grande disponibilità da parte di tutte le forze politiche e della generalità dei parlamentari, molti di loro volevano solo abolire i paragrafi n.136 sull’aborto, il n.162 sulle unioni omosessuali e il n.165 in cui si criticavano i risultati referendari favorevoli al matrimonio e alla famiglia naturale svoltisi in taluni paesi.
Il principio cardine su cui le opposizioni, giustamente pretendevano la eliminazione di questi paragrafi, era quello del rispetto della sussidiarietà e della autonomia dei Paesi Eu in talune materie. Il rispetto di tale principio è alla base dei Trattati della Eu. Il Raporto Panzeri, Annual Report on Human Rights and Democracy in the World 2013 and the European Union’s policy on the matter, si presenta infatti contraddittorio e talvolta apertamente viola questo principio di sussidiarietà. Il rapporto “incoraggia le istituzioni dell’UE e gli Stati membri a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso” (par. 162), anche se l’Unione europea non è competente su questa delicata questione. Incoraggiare al riconoscimento, seppur sbagliato nel merito, è ben diverso dal dichiarare un nuovo e fantasioso diritto umano.
Altri punti del rapporto lo rendevano palesemente contraddittorio, ad esempio, da un lato si “esprime la propria seria preoccupazione sulla riduzione dello spazio per la legittima azione della società civile in molti Paesi del mondo; considera una società civile libera uno dei fondamenti per la protezione e il sostegno dei diritti umani e dei valori democratici in tutte le società” (Par. 121), e allo stesso tempo si criticavano i referendum democratici e la legittima espressione dei cittadini all’interno della stessa UE, contrari alle unioni omosessuali. FAFCE (Federazione delle famiglie cattoliche europee) e molte altre associazioni di diverso segno “religioso” hanno chiesto ai membri del Parlamento europeo di essere coerenti con il loro mandato e rispettare il principio di sussidiarietà e l’espressione popolare di cittadini degli Stati membri. (Alla fine il paragrafo sulle critiche ai referendum popolari è stato eliminato, a conferma parziale del valore del principio di sussidiarietà).
La “Relazione Panzeri”, tuttavia, non fa alcuna menzione del principio fondamentale di sussidiarietà, in base al quale i paesi dell’UE determinano le proprie leggi in materia di aborto e invece esprime l’opposizione alle leggi sovrane che proteggono le donne e i bambini dalla violenza dell’aborto affermando: “136. deplora che i corpi delle donne e delle ragazze, specialmente con riferimento alla loro salute e ai loro diritti sessuali e riproduttivi, continuino a essere un terreno di battaglia ideologico e invita la UE e gli Stati membri a riconoscere gli inalienabili diritti delle donne e delle ragazze alla integrità del corpo e a un autonomo processo decisionale per quanto riguarda, insieme ad altro, il diritto di accedere alla volontaria pianificazione familiare e all’aborto legale e sicuro, e di essere libere da violenza, inclusa la mutilazione degli organi genitali femminili, il matrimonio precoce e forzato e lo stupro coniugale.”. L’inclusione di un diritto all’aborto, che nega ai bambini il loro più fondamentale diritto, il diritto alla vita, in un rapporto sui diritti umani che contiene molte importanti sezioni, permettendone però delle palesi violazioni. Un’ultima ma non indifferente notizia deve essere messa in evidenza, nei dieci giorni precedenti al voto, la petizione di CitizenGo ha raccolto più di 170.000 firme. Nessun ascolto ovviamente. Questa sordità del Parlamento Eu in questa circostanza, dimostra ancora una volta tutti i limiti della attuale Europa. Una brutta pagina, comunque la si voglia leggere, scritta male e recitata ancor peggio dai protagonisti.