Quando si pensa ai santi, spesso si ritiene che ci siano persone predestinate a diventare tali, come se in qualche modo avessero ricevuto un dono speciale da Dio, non riservato a tutti. La verità, invece, è che ogni cristiano ha la possibilità e la vocazione a diventare santo. e la storia di alcuni di loro lo dimostra. Questo può essere considerato il caso di Santa Luisa di Marillac, una religiosa francese vissuta a cavallo tra 1500 e 1600, che viene oggi ricordata dalla comunità cristiana come fondatrice della Congregazione delle Figlie della Carità. Ma il suo percorso verso la gloria di Dio fu lungo, e travagliato, e affatto lineare. Luisa nacque nel 1591, figlia illegittima di un nobile francese: non si conosce infatti il nome di sua madre. Fu affidata alle suore del convento di Poissy per ricevere la prima educazione, e difatti ricevette una formazione attenta e raffinata di stampo umanistico. Fu in quegli anni che Luisa si avvicinò alla vita religiosa, vedendo soprattutto la perfetta armonia nella quale vivevano le suore cappuccine, cui si avvicinò. Alla fine maturò la vocazione, e chiese di poter entrare in convento. Ma la sua salute cagionevole, e la sua costituzione fisica delicata, fecero sì che ella ricevette un rifiuto, che le provocò un grande dolore. Come accadeva a quei tempi, fu dunque deciso per lei un matrimonio, e nel 1613, quando Luisa aveva 22 anni, fu data in sposa ad Antoine Le Gras, da cui ebbe presto un figlio. Quelli furono di certo gli anni più oscuri per la fanciulla che sarebbe diventata santa. Era preda ai rimorsi di coscienza, perché non aveva ottemperato alla promessa fatta a Dio di consacrarsi a lui. La sua fede stessa vacillava, e quando suo marito si ammalò gravemente, prese quella disgrazia come una punizione di Dio. Ma fu proprio nell’ora più buia che la mano del Signore scese su di lei ad illuminarla, grazie alle parole di un altro santo molto attivo in quegli anni, San Vincenzo dè Paoli. Questi conobbe Luisa e la aiutò a liberarsi di una visione troppo chiusa della religiosità che la ragazza aveva maturato con il tempo. Le consigliò di fidarsi della Provvidenza di Dio, di lasciare che il disegno che il Signore aveva nei suoi confronti si compisse, e di avere pazienza, oltre che fede. Questo pacificò l’animo in tumulto di santa Luisa. Si dedicò a curare suo marito, e quando lui spirò serenamente, dopo dodici lunghi anni di malattia, Luisa aveva capito cosa voleva fare, e cosa davvero Dio voleva da lei. San Vincenzo era attivo soprattutto con le congregazioni di carità. A quei tempi, le strade della città francesi come Parigi erano affollate di poveri, reietti, persone senza speranza e conforto alcuno. Luisa decise di diventare lei stessa madre della carità, riunì attorno a sè altre giovani e donne con la stessa vocazione e diede vita alla Congregazione delle Figlie della Carità. Questo Istituto religioso fu fondato insieme da santa Luisa e san Vincenzo nel 1633, e rivoluzionò profondamente la concezione stessa di aiuto e soccorso cristiano. Le Figlie della Carità uscivano concretamente in strada, si davano al servizio attivo, curavano i corpi, prima che le anime, e insieme alle anime. Per 27 anni Luisa fu instancabile: trovata la sua strada, sistemato suo figlio, continuò la sua missione finché il suo fragile corpo glielo consentì. Morì nel 1660, il 15 marzo, giorno in cui si celebra la sua memoria liturgica. Santa Luisa di Marillac fu proclamata beata nel 1920 e santa nel 1934. Le sue spoglie mortali riposano oggi nella cappella della Casa Madre delle Figlie della Carità a Parigi; nel 1954 all’interno della Basilica Vaticana fu eretta una statua con le sue fattezze. Nel 1960 papa Giovanni XXIII dichiarò santa Luisa di Marillac patrona di tutti coloro che operano nel sociale e per le opere di carità.