Il 16 marzo si celebra san Giovanni de Brebeuf. Gli anni della colonizzazione del continente americano sono stati molto duri e violenti ma c’è stato anche chi ha cercato di portare alle popolazioni locali un messaggio non di guerra e di violenza ma di pace e di fratellanza. Stiamo parlando di San Giovanni de Brebeuf. Jean de Brebeuf nacque il 25 marzo del 1593 nel castello feudale della località di Condé-sur-Vire. Nel 1622 divenne sacerdote mentre nel 1625 si recò in Canada, paese a nord degli Stati Uniti. Insieme a lui si recarono in questo paese tanti altri missionari della compagnia di Gesù. Giovanni de Brebeuf era, infatti, un gesuita e, insieme ad altri sette sacerdoti, esplorò in lungo e il largo le terre americane con l’obiettivo di accogliere e aiutare tutti coloro che versavano in condizioni di difficoltà. Cercarono di portare il loro messaggio ai pellerossa, in particolare agli Uroni. Consapevoli della diffidenza di questa popolazione, Giovanni de Brebeuf e gli altri gesuiti cercarono di instaurare un dialogo utilizzando il modo di comportarsi e di comunicare degli indigeni. Solo calandosi nella loro realtà e nella loro mentalità era possibile riuscire a comprendere la loro storia, le loro tradizioni e il loro modo di vivere e di pensare. Il piano dei missionari, però, venne condizionato pesantemente dalla guerra che gli Urani furono costretti a combattere contro gli Irochesi. Quest’ultimi si dimostrarono molto più scaltri e organizzati dei loro avversari e, così, al termine di tante battaglie, intorno al 1640 la tribù degli Uroni finì per scomparire e il lavoro compiuto dai missionari venne praticamente azzerato anche se Giovanni de Brebeuf riuscì, comunque, a scrivere un catechismo nella lingua degli Uroni, saggio di cui, però, si sono perse le tracce proprio in seguito allo sterminio di questa popolazione. Durante gli anni trascorsi vicino agli Uroni, Giovanni de Brebeuf visse in prima persona le difficoltà di questo popolo. Nel 1636, infatti, una violenta epidemia colpì gli Uroni e, così, il sacerdote, con l’ausilio degli altri gesuiti, nonostante la malattia avesse colpito anche loro, si misero a disposizione delle fasce più deboli della popolazione, fornendo aiuti a bambini e a chiunque ne avesse bisogno. Non sempre il lavoro di Giovanni de Brebeuf fu apprezzato. Gli stregoni lo ritennero, infatti, colpevole della diffusione dell’epidemia e non persero occasione per offenderlo. In quel periodo, Giovanni de Brebeuf svolse l’incarico di Superiore della Missione e, dunque, sentiva su di sè il peso di un impegno importante; anche quando veniva attaccato, cercava sempre di rispondere con un sorriso, senza mai cadere nelle provocazioni e senza mai reagire alle offese pesanti che era costretto a subire. Nonostante le grandi difficoltà Giovanni de Brebeuf andò avanti e dal 1637 fino al 1649 riuscì a dare il sacramento del Battesimo a circa settemila persone appartenenti alla tribù degli Uroni. Fu proprio nel 1649 che si spense la vita di Giovanni de Brebeuf. Gli Irochesi, il 16 marzo, si resero protagonisti di un feroce e cruento attacco ai danni dei missionari. Queste persone, con la complicità degli inglesi, uccisero in quell’occasione tantissimi Uroni torturandone molti altri e facendo provare loro sofferenze fisiche davvero atroci. A cadere nella rete degli Irochesi fu anche Giovanni de Brebeuf. Al sacerdote furono strappate le unghie, egli fu legato al palo e colpito ai fianchi. Tramite aste arroventate gli strapparono brandelli di carne e li divorarono. Giovanni, però, non si lamentava. Mentre i suoi assassini continuavano a martoriare il suo corpo, lui si concentrava esclusivamente sulla preghiera a Dio. Ancora più inferociti per questa sua reazione, gli Irochesi gli strapparono la lingua e le labbra impedendogli, così, di parlare e di invocare il Signore attraverso il suono della voce. L’ultimo gesto degli aguzzini, quello che mise definitivamente fine alle sofferenze fisiche di Giovanni de Brebeuf, consistette nell’aprirgli il petto, strappargli il cuore e bere il suo sangue. Si tratta di un gesto che a quei tempi aveva un elevato valore simbolico. Bere il sangue di una persona che è appena stata uccisa significa, infatti, assorbirne il coraggio e la tenacia. La ricorrenza legata a Giovanni de Brebeuf si tiene il 16 marzo, giorno della sua morte. Bisogna, però, aggiungere che Giovanni de Brebeuf fu beato insieme agli altri sette missionari che con lui presero parte alla missione, i cosiddetti martiri canadesi. Questa arrivò nel 1925 per volontà di papa Benedetto XVI, la canonizzazione giunse, invece, nel 1930 con Pio XI.