Duemila persone ieri a Padova durante una toccante celebrazione presieduta da don Michele Cestaro hanno salutato Alberto Paulon, il cuoco 25enne padovano morto lo scorso 27 febbraio a Melbourne, travolto da un camion mentre attraversava in bicicletta la centralissima Sydney Road. Il funerale si è tenuto nella Basilica del Santo, come già quello del padre di Alberto, Massimo, perito nello scoppio dell’Epifania nel centro Forcellini di Padova il 5 gennaio 1998. La vicenda di Alberto ha destato viva commozione anche in Australia, dove si era trasferito: lavorava come chef assieme alla fidanzata Cristina in uno dei migliori ristoranti della metropoli, il Donnini’s. Il 6 marzo il gruppo Safe Cycling Australia ha organizzato un corteo di biciclette proprio lungo Sydney Road. Erano presenti più di 3mila ciclisti. Riportiamo due messaggi letti in basilica durante il funerale. Il primo è stato scritto da un amico, Nunzio Martinello, a nome della fidanzata e anche degli amici australiani, il secondo proviene da un detenuto della Pasticceria Giotto del carcere di Padova, dove Alberto aveva lavorato per qualche settimana nello scorso dicembre.



Semplice e spontaneo: bastano poche parole per descrivere Alby. Di tutti noi è l’unico che aveva ben chiaro cosa voleva dalla vita e lo stava realizzando. Seguendo la sua passione era partito dall’Italia e, passando per Abu Dhabi, aveva inseguito il suo sogno fin dall’altra parte del mondo, a Melbourne, dove stava portando avanti i suoi progetti con Cristina.



In Australia aveva trovato il suo posto. Lavorava come chef in uno dei migliori ristoranti della città. Era circondato da persone splendide che gli volevano bene e che erano per lui una seconda famiglia. Si sentiva parte di quel modo di vivere, caratterizzato dalla disponibilità e dal calore della gente. Ci piace ricordarlo entusiasta di ritornare a Melbourne e felice di poter riprendere e costruire il loro sogno.

Conoscendolo, è singolare il fatto che l’ultimo suo messaggio sia stato: “Basta che siate felici”, che riassume perfettamente come era Alby: spontaneo ed essenziale. Nonostante gli aspetti negativi del quotidiano riusciva ad aver sempre presente qual era l’unica cosa importante della vita: essere felici.



In un istante la vita di Alby è stata presa e questo ci ricorda come ogni secondo della nostra vita abbia un valore inestimabile: non possiamo quindi permetterci di sprecare neanche un momento senza essere felici.

Questo il secondo messaggio:

Carissimo Alberto, scrivere questa lettera mi costa molto perché non avrei mai pensato tutto questo. In quei pochi giorni che abbiamo lavorato insieme abbiamo scherzato tanto, ti prendevo in giro dicendoti di non lavorare troppo altrimenti poi tuo zio Tino se la sarebbe presa con me. Era proprio questo che ci rendeva allegri, visto il nostro carattere un po’ riservato, ma nonostante tutto siamo riusciti a trascorrere giornate belle. Appena mi è stata data la triste notizia non volevo crederci, però l’irreparabile è accaduto e anche se a malincuore l’ho mandata giù.

Avevo fatto il colloquio ed è stata una bella giornata, ho visto mia mamma con mia moglie e quindi mi sembrava che avrei trascorso con allegria il resto della giornata, ma quando Alessandro mi ha avvisato sono rimasto di ghiaccio. Purtroppo sei passato nella categoria delle persone privilegiate. Perché è proprio questo che il nostro caro Signore fa, quando trova delle persone speciali li porta via con lui perché ci sono dei compiti da assegnare a delle persone come te, e forse sarà proprio questo che farà trovare la forza alla tua cara mamma ai tuoi fratelli e alla tua ragazza di colmare col tempo il dolore che porteranno per sempre dentro.

Vorrei abbracciare tua mamma e darle tutto il conforto possibile, ma non lo posso fare, vista la mia lontananza, ma le posso dire ad alta voce che nessuno muore se lascerà un bel ricordo e di questo sono sicuro che si sentirà orgogliosa, perché tu eri speciale e rimarrai sempre nel cuore di chi ti ha conosciuto e cioè di tutti noi ragazzi della pasticceria del carcere. Ciao, carissimo amico Alberto, guardaci da lassù perché noi non ti dimenticheremo mai.

 

(Pasquale Casile)