A quanto pare, dopo la cometa che ha guidato i Re Magi alla capanna di Gesù e il meteorite che col suo impatto sulla Terra probabilmente ha portato all’estinzione dei dinosauri, un nuovo, epocale evento astrale ha riguardato la storia dell’umanità: l’eclissi che il 20 marzo ha interessato a varie gradazioni gran parte dell’Europa, e non solo, con un oscuramento del sole dove al cinquanta, dove al sessanta, all’ottanta o al cento per cento, come nelle plaghe settentrionali.
Non c’è stato telegiornale che non abbia martellato ossessivamente su questo evento il giorno dell’eclissi e quelli precedenti, con servizi e servizi, scoop e indicazioni su luoghi, orari, strumenti per vivere al massimo la vista dell’imperdibile spicchio di sole improvvisamente oscurato dalla luna. Sono così spuntati eserciti di astronomi fai-da-te (ragionieri, insegnanti, casalinghe, studenti, avvocati, disoccupati) che, a metà mattina di un venerdì lavorativo e scolastico qualsiasi, hanno piantato tutto per fissare attentamente il cielo, con buona pace degli impegni di studio e di lavoro e altre cose del genere, quisquilie in confronto all’eclisse. Armati di strumenti scientificamente improbabili, dalle visiere per saldatori, a radiografie dell’anca del nonno riesumate in tre copie e messe davanti al naso sovrapposte, a pezzi di vetro offuscati in casa propria, non peggiori di quelli che venditori scaltri e arrangiati hanno messo sul mercato dal nulla, a milioni ci siamo bloccati a guardare a naso insù per sorprendere l’imperdibile spettacolo della falce di sole, che si è mostrata azzurrognola o verdastra a seconda dello strumento disponibile per osservarla.
I più realisti sono stati come sempre i bambini che, dopo una rapida occhiata e un’esclamazione di stupore per la vista effettivamente insolita, hanno ripreso bellamente a giocare, approfittando della maggiorazione di ricreazione concessa loro dall’avvenimento la cui osservazione permetteva una patina di scientificità e una giustificazione al prolungamento dell’intervallo (come si fa a guardare il sole dall’interno delle aule?). Si è perfino verificata in più luoghi l’alzata di scudi di associazioni di genitori che hanno intimato quelle irresponsabili delle maestre a sorvegliare che gli alunni non guardassero il sole a occhio nudo, col rischio di perdere la vista; tutto inutile: l’eclissi è stata accuratamente scrutata.
Alla fine, lo stupore più grosso che ci rimane è per tutta la cagnara, questo investimento al limite del pubblicitario, per un evento tutto sommato più curioso che importante: che migliaia di persone abbiano interrotto il lavoro, persino viaggiato per cercare postazioni migliori, come in Nordeuropa (dove saranno anche più organizzati ed efficienti di noi, ma pure più matti), speso denari per strumenti astronomici che saranno utilizzati una seconda volta dalla prossima generazione, pare francamente inspiegabile. Una fregola, una passione effimera che forse trova la sua motivazione nel desiderio sempre più forte di dimenticare, foss’anche solo per dieci minuti, le corruzioni, le tangenti, i califfati, le miserie, le guerre in avvicinamento con cui i notiziari, almeno il giorno dell’eclissi, non hanno aperto i loro servizi.