Il calendario della Chiesa cattolica dedica la giornata del 25 marzo alla celebrazione dell’Annunciazione del Signore, e cioè all’annuncio del concepimento di Gesù per mano dello Spirito Santo fatto dall’arcangelo Gabriele alla Vergine Maria e a Giuseppe. A parlare di questo evento nei testi sacri sono Matteo e Luca, che lo raccontano nei Vangeli da loro redatti. C’è da dire che non ci sono dei passi del Vangelo in cui questa data venga espressamente citata come quella in cui effettivamente avvenne l’annuncio da parte del messaggero inviato da Dio: infatti, essa è stata stabilita dalla Chiesa in relazione alla ricorrenza della Natività, come del resto ogni altra data che sia riferita ad eventi del periodo infantile dell’esistenza di Gesù. La scelta del 25 marzo come giorno dell’Annunciazione ha un’origine simbolica, dato che cade esattamente nove mesi prima del Natale, e infatti si optò per questa data in seguito alla decisione di adottare il 25 dicembre per fissare la ricorrenza della Natività di Gesù, che nel mondo occidentale ebbe luogo a metà del IV secolo d. C. Non è però da trascurare anche il significato che questa data riveste dal punto di vista liturgico e teologico, in quanto, simboleggiando il momento dell’Incarnazione di Gesù e quindi il principio del cammino di salvezza dell’umanità, essa cade nello stesso periodo in cui l’ebraismo celebrava l’inizio del mese di nisan, dal quale cominciava l’anno religioso; inoltre, nell’Alto Medioevo, era nel venticinquesimo giorno del terzo mese dell’anno che cadevano non soltanto l’inizio del calendario civico, ma anche quello del calendario liturgico della religione cristiana. Come abbiamo già accennato, di questo evento divenuto una solennità per la Chiesa viene data notizia nei Vangeli di Matteo e Luca, che però ne parlano in maniera differente. Se, infatti, il primo si rivolge perlopiù ai giudei convertiti e mette l’accento su alcune questioni di carattere culturale, come ad esempio il giusto comportamento che un uomo avrebbe dovuto tenere una volta scoperta, prima delle nozze, la gravidanza della futura moglie, il secondo si concentra principalmente sulla figura della donna, e guarda quindi ai sentimenti di Maria dopo l’annuncio e alle dinamiche interiori da cui il suo “fiat” scaturisce. La tradizione ecclesiastica ravvisa nel momento dell’Annunciazione l’origine del patto eterno tra Dio e l’umanità, che sancisce anche l’ingresso dell’Eterno nella storia dell’uomo attraverso la sua umanizzazione; tale passaggio segna anche l’emergere di una differenza tra il cristianesimo e gli altri credo, dato che nelle altre religioni non sono rintracciabili episodi che rivelino l’assunzione si sembianze umane da parte del Divino. Dunque, è proprio con l’Incarnazione che prende il via il compito che Cristo è chiamato a portare a termine e che avrà il suo culmine nella Resurrezione. L’accettazione della volontà di Dio da parte della Vergine non può fare a meno di richiamare l’esistenza di un parallelo tra la sua figura e quelle di alcuni personaggi dell’Antico testamento, come ad esempio Mosè o Abramo, e ha fatto della Madonna un fulgido esempio di fede per ogni buon cristiano. A testimonianza di ciò c’è anche il fatto che nessun’altro passo della Bibbia sia riuscito ad avere così tanta risonanza nelle preghiere con cui i cattolici sono soliti rivolgersi a Dio: basti pensare al fatto che proprio l’annuncio fatto dall’arcangelo Gabriele a Maria rappresenta il nucleo tematico dell’Ave Maria, che sin dal suo incipit richiama le parole pronunciate dal messo celeste, ma si potrebbe a tal proposito ricordare anche l’Angelus e il fatto che, proprio l’Annunciazione, si trova al principio dei venti misteri del Rosario. Un momento estremamente importante, dunque, quello dell’annuncio a Maria, che ha lasciato pregevoli tracce anche nell’arte e ha ispirato, dal Medioevo in poi, grandi maestri della pittura come Giotto, Antonello da Messina, Piero della Francesca, Caravaggio e Leonardo.