C’è anche Papa Sisto III tra i santi che la Chiesa cattolica venera nella giornata del 28 marzo. Nato nella città di Roma, la sua fama si diffuse ancor prima che diventasse papa soprattutto grazie al ruolo di primo piano che ricopriva tra i porporati romani e alla corrispondenza con Sant’Agostino. Dopo l’arrivo al soglio pontificio con la sua elezione, avvenuta il 31 luglio del 432, si trovò a fronteggiare l’avanzata delle eresie di stampo pelagiano e nestoriano, una situazione già difficile e complicata dal fatto che, a causa della sua indole pacifica e predisposta al dialogo, venne accusato ingiustamente diverse volte di simpatizzare per tali eresie. Nel corso del suo pontificato sottoscrisse gli Atti del Concilio di Efeso, nel quale si discusse non soltanto del tema riguardante la doppia natura di Gesù (umana e divina), ma anche della questione inerente alla possibilità di potersi rivolgere alla Vergine Maria usando l’appellativo “Madre di Gesù” o “Madre di Cristo”: alla fine, i convenuti al concilio decisero di attribuire alla Madonna il titolo di “portatrice di Dio” (Theotokos, in lingua greca). Inoltre, viene ricordato anche per aver tentato una pacificazione tra Nestorio, patriarca di Costantinopoli, e Cirillo di Alessandria. Nell’ambito della controversia con Pelagio, si adoperò per impedire a Giuliano di Eclano di ritornare in comunione con la Chiesa cattolica, e si spese anche per allontanare dalla zone dell’Illiria sia le pretese avanzate dal vescovo di Costantinopoli, Proclo, sia quelle dei vescovi locali, attribuendo dunque all’arcivescovo di Salonicco il compito di guidare la chiesa illirica. Non di rado il nome di questo papa viene associato al periodo di forte sviluppo che l’edilizia religiosa conobbe nel corso del suo pontificato: tra le opere da lui fatte realizzare ci sono la chiesa di Santa Sabina, situata sull’Aventino. Sisto ordinò inoltre il restauro della Basilica di San Lorenzo fuori le mura e della Basilica di Santa Maria Maggiore, che si contraddistingue per la presenza dell’iscrizione “Virgo Maria, tibi Xystus nova tecta dictavi”, riferita a quanto venne sancito nel Concilio di Efeso da lui stesso presieduto in merito al giusto appellativo da usare nel riferirsi alla Vergine Maria. Usò alcuni dei raffinati doni ricevuti dall’imperatore Valentiniano III per impreziosire gli interni della Basilica Laterana e quella di San Pietro, andando contro quanto sostenuto da San Girolamo, secondo il quale tanta ricchezza allontanava la Chiesa dal suo spirito originario. Sisto III lasciò anche alcuni scritti tra cui ricordiamo le “otto epistole”, anche se gli sono state attribuite erroneamente altre opere, come, ad esempio, il “De divitiis”, il “De castitade” e il “De malis doctoribus”. Si è dimostrata inoltre falsa l’opera che parrebbe testimoniare il fatto che sia stato accusato di vari reati dal console Basso. Papa Sisto III morì il 19 agosto del 440. Ancora oggi le sue spoglie sono conservate all’interno della Basilica di San Lorenzo fuori le mura.



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