Si è conclusa con un colpo di scena l’udienza preliminare per la scomparsa di Roberta Ragusa. Antonio Logli, il marito della donna scomparsa e unico accusato, è stato prosciolto dal Gip Giuseppe Laghezza che ha dichiarato il “non luogo a procedere”. Pertanto il processo nei suoi confronti non si terrà. La svolta è arrivata dopo una lunga indagine, durata più di tre anni, fatta di misteri, rivelazioni e notizie bomba. La scomparsa di Roberta Ragusa dalla sua casa di Gello, località vicina a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, risale alla notte tra il 12 ed il 13 gennaio di tre anni fa e venne denunciata proprio da Antonio Logli la mattina successiva. In un primo momento il caso passò in secondo piano tra le notizie del giorno, visto che la sera stessa si ebbe la notizia tragica del naufragio all’isola del Giglio della Costa Concordia. Le indagini continuarono e si ebbero anche diverse segnalazioni da molte parti d’Italia, nelle quali dei testimoni asserivano di aver visto viva la donna: segnalazioni che però si sono poi rivelate non veritiere. Una svolta nelle indagini, che sembrava quella decisiva per far luce sul caso, si ebbe quando a settembre scorso il marito venne iscritto nel registro degli indagati. Lui era stata l’ultima persona ad averla vista viva, e dalle sue dichiarazioni si sapeva che era andato a letto dopo averla salutata e che solo la mattina dopo, al momento del risveglio, si era accordo della sua scomparsa. Per lui si trattava, e lo ha sempre sostenuto anche successivamente, di un allontanamento volontario.
Successivamente fu scoperto che Antonio Logli intratteneva una relazione extraconiugale con una donna, Sara, circostanza che secondo i giudici venne scoperta da Roberta Ragusa: proprio questo per i pm causò la sua uccisione da parte del marito. La ragazza in precedenza aveva lavorato anche in casa dei due coniugi con mansioni di babysitter e per un periodo anche presso la scuola guida che Logli e la Ragusa gestivano insieme. Per indirizzare le indagini verso il marito era stata decisiva una testimonianza resa da Loris Gozzi, un vicino di casa della coppia secondo il quale proprio nella notte della scomparsa di Roberta Ragusa c’era stato un litigio tra un uomo e una donna. All’inizio le accuse nei confronti dell’uomo erano di omicidio e di occultamento di cadavere, con il secondo “capo d’accusa” che è stato poi modificato dato che il corso della donna, nonostante le lunghe e laboriose ricerche effettuate, non è mai stato ritrovato. Il pm Aldo Mantovani aveva quindi chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio, con l’udienza preliminare che era stata fissata proprio per la primavera 2015, ed ora ha portato alla conclusione choc da parte del Gip.
L’udienza preliminare è iniziata stamani al tribunale di Pisa, dove Antonio Logli è stato fatto entrare da un ingresso secondario, dopo che era arrivato con un’auto guidata da un amico. Insieme a lui il suo avvocato Roberto Cavani. Nei tre anni di indagini l’accusato aveva sempre scelto di non rispondere alle domande degli inquirenti. Secondo la Procura a carico dell’uomo esistono gravi indizi e quindi è stato richiesto di rinviarlo a processo. Secondo il Pm Antonio Giaconi, Antonio Logli è un “bugiardo patentato”, ed ha portato avanti per molto tempo una relazione clandestina proprio con una amica della moglie. Secondo il Pm una volta che Logli ha capito come con una separazione avrebbe perso sia i figli che la casa e forse anche il suo lavoro, ha deciso per l’uccisione della moglie. Alla fine la decisione del Gip, che ha sconvolto tutti, in quanto ci si aspettava un processo a carico del marito, giudicando insufficienti gli elementi presentati a suo carico.