Elena Ceste era prigioniera in casa sua. Questo perché il marito, Michele Buoninconti, era talmente geloso da tenerla segregata in casa. Lo scrive il perito, descrivendo l’uomo in carcere per il delitto, in una relazione richiesta dal pubblico ministero e riporatata dal settimanale “Giallo”. “Si è mostrato scaltro, calcolatore, malizioso nelle domande formulate, pronto a carpire informazioni da usare ai suoi scopi, a sondare lo stato delle indagini per adattarvi le sue dichiarazioni e pilotare quelle degli altri”, si legge nella relazione. “È emersa una vera e propria coartazione emotiva, oltre che una labilità affettiva e una disforia”, scrive il perito. Che poi aggiunge che il vigile del fuoco aveva impulsi incontrollabili e soffriva di “personalità disturbata di tipo ossessivo e compulsivo” con eccessiva: “preoccupazione per l’ordine, perfezionismo e controllo mentale e interpersonale”, aggiunge il perito. Come riporta “Giallo”, il marito era geloso persino del tempo che la moglie passava su Facebook e le aveva anche impedito di andare dal parrucchiere. Facciamo un passo indietro. E’ il 24 gennaio 2014 quando Elena scompare da casa sua a Castiglione d’Asti. Il marito ne denuncia la scomparsa: “Mia moglie è scomparsa da casa. Mi aveva pregato di portare i figli a scuola perché non stava bene. E voleva mettere in ordine tutto quanto. Non l’ho più vista”, dice agli inquirenti. Così scattano le indagini. È il 18 ottobre 2014 quando viene ritrovato il suo corpo senza vita, poco distante dall’abitazione, in un canale, cosparso di fango. Da qui il 24 ottobre 2014 viene indagato Buoninconti e dopo un anno, il 29 gennaio 2015, il marito di Elena Ceste viene arrestato per omicidio volontario e occultamento di cadavere. (Serena Marotta) 



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