In seguito alle parole del Papa, il governo turco ha convocato l’ambasciatore del Vaticano ad Ankara per esprimere la sua protesta in merito. La Turchia come si sa non ha mai ammesso né riconosciuto la morte di centinaia di migliaia di armeni uccisi dal suo esercito esattamente cento anni fa, anche se lo scorso anno per la prima volta il premier Erdogan aveva presentato le condoglianze del suo paese ai discendenti delle vittime.
Una grande messa, oggi domenica della Divina Misericordia, in ricordo del “Metz Yeghern”, il Grande Male, il genocidio di centinaia di migliaia di armeni da parte dei turchi. Papa Francesco oggi ha concelebrato insieme a Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici, alla presenza di Sua Santità Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di Tutti gli Armeni e di Sua Santità Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia. Cento anni fa l’esercito turco deportò in quelle che vennero nominate marce della morte oltre un milione di armeni facendone morire centinaia di migliaia, un massacro che ancora oggi lo stato turco non riconosce ufficialmente. Prima di dare inizio alla celebrazione eucaristica, Francesco ha così ricordato l’episodio: “Nonostante l’insegnamento dei tre grandi genocidi del XX secolo sembra che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente. Sembra che l’entusiasmo sorto alla fine della seconda guerra mondiale stia scomparendo e dissolvendosi. Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e così ancora oggi c’è chi cerca di eliminare i propri simili, con l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori. Non abbiamo ancora imparato che la guerra è una follia, una inutile strage”. Ha poi ricordato le sue parole a proposito di terza guerra mondiale, quella in cui viviamo oggi. una guerra a pezzi ma ugualmente fatta di crimini efferati: “stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: “A me che importa?”; «Sono forse io il custode di mio fratello?»”. Il papa ha sottolineato come l’umanità abbia già vissuto tre tragedie inaudite: “la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo (Giovanni Paolo II e Karekin II, Dichiarazione Comune, Etchmiadzin, 27 settembre 2001, ndr); essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana –, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi”. Quindi nazismo e stalinismo, le tre due tragedie. Ma il papa ha anche ricordato i genocidi in Cambogia, Ruanda, Burundi, Bosnia. Ha quindi mandato un affettuoso abbraccio al popolo armeno: “Cari fedeli armeni, ha concluso Francesco prima dell’inizio della messa, oggi ricordiamo con cuore trafitto dal dolore, ma colmo della speranza nel Signore Risorto, il centenario di quel tragico evento, di quell’immane e folle sterminio, che i vostri antenati hanno crudelmente patito. Ricordarli è necessario, anzi, doveroso, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!”.