L’accusa aveva chiesto l’ergastolo, il massimo della pena, i giudici lo hanno assolto. Per la Corte di assise di Firenze Totò Riina è innocente e non è il mandante della strage del Rapido 904 del 23 dicembre 1984 in cui morirono 16 persone e 267 rimasero ferite. Il pm aveva così concluso la sua requisitoria: “Si chiede la condanna non perché non poteva non sapere  perché era a capo dell’organizzazione, ma perché Riina esercitava questo potere. Solo con la sua autorizzazione è stato fornito l’esplosivo a Calò e solo lui poteva decidere la destinazione dell’esplosivo”. In realtà per la strage erano già stati condannati in passato con sentenza definitiva i boss mafiosi Pippo Calò, Guido Cercola e Franco Di Agostino insieme all’artificiere tedesco Friedrich Schaudinn. Indagini successive avevano poi portato a Riina. La difesa aveva invece sottolineato come la formula “non poteva non sapere” fosse una formula da inquisizione e che Riina viene ormai considerato il parafulmine di qualunque crimine. Totò Riina non era presente in aula, ha seguito il dibattito e la lettura della sentenza dal carcere di Parma dove si trova rinchiuso. 



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