“Maschio e femmina li creò”. Lo confesso, se fossi stata in San Pietro mi sarei alzata in piedi e avrei iniziato a fare la “ola”. Non è da tutti parlare con chiarezza e trovare il coraggio per citare il primo capitolo del Libro della Genesi, in tempi di confusione e moltiplicazione di generi. Anche se sei il Papa e ti chiami Francesco. Soprattutto quando iniziano a scricchiolare quegli ingranaggi che ti hanno portato sul tetto del mondo, autorità morale indiscussa, sotto i neon e i riflettori del potere mediatico, sfruttando, con maliziosa complicità, un’innegabile fascino evangelico.
Qualcuno ha già profetizzato la fine della luna di miele tra l’opinione virtuale e technicolor e il pontefice argentino, oggi possiamo dire senza timore di essere smentiti che a Bergoglio non gliene può fregare di meno. Altrimenti ieri, durante la catechesi dedicata al nucleo centrale del tema famiglia, coppia uomo-donna, non avrebbe sovvertito tutti i dettami del politicamente corretto, pronunciando per l’ennesima volta la parola proibita: “gender”.
A parte che tra qualche anno, se si continua su questa strada, proclamando il versetto della Genesi si potrebbe incorrere in qualche sanzione penale — in barba ad ogni lode sperticata alla libertà di espressione —, ci vuole del fegato a ricordare al mondo che il “capolavoro di Dio” sono proprio loro, l’uomo e la donna. Insieme. “A immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò”, ha ripetuto il Papa davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro per l’udienza generale. Ricordando che la differenza sessuale, sebbene oggi messa in crisi dal proliferare di forme liquide di identità, è presente in tante forme di vita, nella lunga scala dei viventi. Ma solo nell’uomo e nella donna, attenzione, porta in sé l’immagine e la somiglianza di Dio. Anzi, come coppia sono immagine di Dio. Una differenza che, è bene rimarcare, non è contrapposizione, subordinazione ma sempre “comunione e generazione”.
Francesco ieri ha spiegano con semplicità ciò che la naturalità pone come fatto incontrovertibile. Esiste una differenza, esistono due generi, maschile e femminile, esiste una relazione di reciprocità che non può essere eliminata a meno di perdere il significato stesso di “donna” e “uomo”. Con buona pace della cultura moderna che insieme a teorie, libertà e approfondite analisi sui sessi ha seminato anche dubbi e infiniti buchi neri, Bergoglio ha posto una domanda basilare che forse dovrebbe indurre a nuove riflessioni e a qualche ripensamento. Forse, si è chiesto, “la cosiddetta teoria del gender” non è anche “espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”?
Il Papa si dice certo che la rimozione della differenza è il “problema”, non la “soluzione”. Per risolvere i loro problemi di relazione gli uomini e le donne devono invece “parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più”. Insomma rispetto e amicizia. Il solito buon senso bergogliano? Direi qualcosa di più, la base per una discussione seria, dentro e fuori la chiesa, sulla relazione tra maschile e femminile. E il Papa come al solito si è addentrato con delicatezza e rigore dottrinale in uno dei campi minati della cultura moderna, invocando la reciprocità e la complementarietà come dimensioni uniche e indispensabili nel rapporto uomo-donna.
Poi certo si è lasciato trasportare dal suo amore per l’universo femminile. E lì altro che “ola”. Avrei voluto scrivere a caratteri cubitali in cielo “Francesco sei grande”. Perché quanti uomini oggi sono così certi e sicuri della propria identità da riconoscere la genialità femminile, da incitare ad un lavoro serio in favore della donna, da rivendicare nella chiesa e nel mondo, “peso reale e autorevolezza riconosciuta” per “l’altra metà del cielo”?
Finalmente un uomo, che per grazia di Dio è anche Papa, che non ha paura delle donne e con forza richiama il magistero dei suoi predecessori per affrontare la “questione femminile” nel suo gregge. Ieri ha detto “non abbiamo ancora capito in profondità quali sono le cose che ci può dare il genio femminile”. Bergoglio ammette senza reticenze o imbarazzi che la donna sa vedere le cose con altri occhi, che spesso completano il pensiero degli uomini. E io aggiungo, a volte lo superano. Più creatività e audacia, ha chiesto. Credo prima di tutto alle donne. Una nuova stagione di femminismo cattolico, più consapevole e meno rivendicativo è stata inaugurata? Io credo di sì.