“Esercitare un diritto non è una provocazione”. Lo ha detto Gerard Biard, direttore del settimanale satirico Charlie Hebdo, in un videomessaggio inviato al Festival Internazionale del Giornalismo in corso in questi giorni a Perugia. L’attentato avvenuto alla redazione della rivista il 7 gennaio scorso, ha aggiunto Biard che era stato invitato al Festival, “ha messo Charlie in grandi difficoltà materiali e umane. Mi piacerebbe essere lì con voi a Perugia, però sono obbligato a rimanere a Parigi”. Secondo il direttore del settimanale anche la blasfemia “è importante: non perché è un piacere bestemmiare, ma perché è una forma di contestazione dell’autorità, e questo in democrazia è fondamentale. Se una democrazia proibisce la blasfemia, se la punisce con la legge non è più una democrazia, perché punisce la contestazione dell’autorità”. Poi Biard ha concluso: “Abbiamo visto con l’attentato a Copenhagen che questa gente, il dibattito, non lo vuole, lo rifiuta. E questo non è possibile. Se rifiutiamo il dibattito siamo morti. E noi siamo sempre vivi”.