Il 29 aprile si celebra Santa Caterina da Siena. Nata a Siena nel 1347, Caterina Benincasa è riconosciuta come la patrona d’Italia e d’Europa, canonizzata da Pio II e resa dottore della Chiesa da Paolo VI. Suo padre era Jacopo Benincasa, sua madre Lapa Piacenti. Venne al mondo insieme a sua sorella gemella, Giovanna, la cui vita però fu drammaticamente breve, morendo in poche settimane. Com’era d’uso al tempo, una volta raggiunta la sosta dei dodici anni, Santa Caterina fu ritenuta pronta per il matrimonio.



I genitori di Santa Caterina dunque provarono a stringere un accordo che risultasse vantaggioso per la famiglia e la figlia. In un primo momento la giovane acconsentì al tutto, ma in seguito si tirò indietro, spiegando come fosse già sposata al suo Signore, e a egli non avrebbe di certo potuto mancare in alcun modo, rimangiandosi la promessa. Al tempo però fin troppe cose ruotavano intorno al denaro, e così anche se una donna avesse mostrato interesse per la vita clericale, prendendo i voti, avrebbe dovuto versare una cospicua dote a un monastero. La sua famiglia però non era così ricca, ma lei non perse la speranza.



I familiari però reputarono questo suo essere tanto caparbia come un peccato di giovinezza, e così fu messa in una sorta di quarantena. Il tutto durò fin quando suo padre non la vide in preghiera, rendendosi conto del grado della sua devozione. Impedì così a chiunque di ostacolarla in questo suo percorso. A questo punto Santa Caterina prese una decisione, provando a entrare nelle Terziarie Domenicane, che a Siena portavano il nome di Mantellate, nome derivante dal mantello scuro che andava a coprire le loro vesti candide. Lei però era troppo giovane, e così sua madre andò a parlare con le Sorelle della penitenza di San Domenico, anche in questo caso però ci fu un rifiuto. Potevano entrare solo vedove o donne mature, ma nessuna vergine. Poco dopo una malattia la colpì, rendendola più anziana all’aspetto, e così, di ritorno dalla priora, sua madre le disse che sarebbe morta se non accettata. Fu infine ammessa, e la bella notizia l’aiutò nel processo di guarigione.



Santa Caterina aveva una visione particolare dei poveri e ammalati, che considerava coma versione umane del Cristo. Attraverso la cura di loro riusciva a raggiungere il Signore. Molti gli episodi in tal senso per i quali viene ricordata. Curò una lebbrosa, donò molti vestiti a chi ne aveva più bisogno, e infine prestò anche servizio presso Santa Maria della Scala. Qui si preoccupò soprattutto di coloro che non venivano assistiti da nessuno e lasciati a loro stessi, come nel caso dei pazienti affetti da malattie contagiose. La sua famiglia si divise nel 1370, con i fratelli di Caterina che fecero richiesta di cittadinanza a Firenze. Sua madre però scelse di restarle accanto. Fu allora che la giovane iniziò a essere seguita dalla cosiddetta Bella Brigata, ovvero un gruppo di donne e uomini, che la seguivano ovunque, proteggendola e sorvegliandola durante ogni sua attività. Infine, dopo un intero anno trascorso in fase di prova, Caterina riuscì a entrare nelle Mantellate. Negli ultimi 10 anni di vita, sfruttando la Brigata, dettò molte lettere, ben 380, affrontando tematiche di vario genere, dalle questioni di vita sociale a quelle religiose.

Ci furono molte critiche in merito alle lettere più impegnate, e così la giovane fu costretta a presentarsi al Capitolo Generale, venendo giudicata dai Domenicani. L’accusa riguardava il protagonismo cui pareva aspirare, ed essendo una donna le era vietato. Nessuna colpa però fu trovata nel suo comportamento. La leggenda vuole che nel 1375 ricevette le stimmate nella Chiesa di Santa Cristina, dinanzi a un crocifisso. Iniziò una comunicazione col papa via lettera, e Firenze la incaricò in seguito di ricucire i rapporti col Santo Padre. In seguito le cose peggiorarono a causa di uno scisma, che portò alla breve elezione di Urbano VI e Clemente VII. Caterina si schierò in favore del primo. Le viene riconosciuto un miracolo risalente al 1376, quando pregò intensamente per la fine della peste a Varazze, e così fu. In ricordo dell’evento la città di Varazze le dedicò una statua, scegliendo Caterina come propria patrona, e ogni anno il 30 aprile le viene dedicata una processione, che è ancora oggi tra le più note e seguite sul suolo italiano. Morì infine a Roma il 29 aprile del 1380.