NEW YORK — Stasera sono un po’ avvilito. Reso vile, privo di valore, intimorito. Quando diciamo “avvilimento” diciamo questo. L’avvilimento non se lo cerca nessuno, e si fa fatica a capire a cosa serva, ma capita. Poi o uno si mette di impegno per farselo passare, o succede qualcosa. La seconda ipotesi è molto meglio della prima almeno per due ragioni: 1. non devi stare lì ad illuderti che “ce la puoi fare da te”; 2. La speranza, anche un briciolo che fosse, ti arriva come un dono. Un “imprevisto”, l’avrebbe chiamato Montale.



Ecco, questa sera sono alla ricerca di un imprevisto. Mi sono avvilito di primo mattino sfogliando il giornale. Lo diceva Gratry che non bisogna cominciare la giornata leggendo i giornali…. “una potenza che non tuona come il cannone, ma distrugge come la lava”…

Mi son messo a leggere di questo benedetto Religious Freedom Restoration Act, dell’Arkansas che ha seguito le impronte dell’Indiana, dell’Indiana che ha i suoi ripensamenti, del Governatore dell’Arkansas che chiede delle modifiche per non finire nell’occhio del ciclone come l’Indiana… e m’è venuta la tristezza. Il motivo fondamentale? Perché ormai non si può più dire quello in cui si crede e quello in cui non si crede. E parlarne (finché sarà permesso), oltre a non cambiare la testa di nessuno, porta danni, fa finire nei guai. Meglio star zitti. Negli anni della guerra fredda si diceva Better red than dead, meglio rossi che morti. Ci voleva l’avallo di un signor filosofo come Bertrand Russell perché tutti ci si preparasse a calar le braghe di fronte a chi sarebbe arrivato al potere. 



Guardate che oggi, di qua dell’oceano con la lotta ai Religious Freedom Restoration Acts e da voi con la legge sull’omofobia, siamo nelle stesse condizioni. E guardate che questo è anche il terreno totalmente indifeso su cui Isis pascola e prospera. Lo sapete perché i Governatori di Indiana ed Arkansas hanno avuto i loro “ripensamenti”? Forse hanno cambiato idea dopo aver trascorso notti insonni a studiarsi storici, sociologi, teologi e ginecologi? Le loro notti insonni sono state popolate da personaggi come Tim Cook e Doug McMillon che gridavano da tutti i media di questa terra (davvero, non nei sogni) che o questi Stati cambiano rotta, o si possono scordare la presenza delle loro aziende. Quali aziende? Apple: 182 miliardi di dollari di fatturato e 98mila dipendenti e Walmart: 485 miliardi di dollari di fatturato e oltre due milioni di dipendenti distribuiti su 11.500 centri di vendita… e Belpunto Walmart è proprio nativa dell’Arkansas… 



Chi è pronto a far andare in rovina il proprio Stato (e la propria poltrona) in ragione della sua fede alzi la mano! Ed Apple e Walmart sono solo la punta dell’iceberg. Tutti, tutti si vanno adeguando. Leggevo anche di un accidenti di band, Wilco, che ha appena annunciato la cancellazione del suo tour in Indiana. Ah, che gesto eroico! Non venite a dirmi che quello cui stiamo assistendo è un moto di popolo, un movimento civile. Please! Per dirne una, Walmart è bandita da New York City. Le è proibito aprire bottega a causa delle condizioni di lavoro vergognose che offre ai suoi dipendenti-schiavi… Mr. McMillon, mi sembra che la sua lettura delle priorità sia quantomeno discutibile. Se c’è un movimento civile è quello della gente di due Stati che attraverso i suoi legittimi rappresentanti si barcamena cercando di salvare capra e cavoli, libertà religiosa e lavoro. Perché questi nuovi paladini dei diritti omosessuali rappresentano una cosa sola, il potere. E il potere ha a cuore solo l’affermazione di se stesso.

E le cose perdono proporzione. Lo scriveva David Brooks ieri sul NYTimes: ma se un fotografo non se la sente di andare a immortalare l’evento, o un fiorista di addobbare la sala di un matrimonio gay, perché devono correre il rischio di essere denunciati per discriminazione? Come scrisse Pasolini, sotto assedio per essersi espresso contro l’aborto, “Tutto è una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale. La tolleranza è solo e sempre nominale. Non conosco un solo esempio o caso di tolleranza reale”.

Gesù ha provato tristezza, scoramento. Persino lui ha avuto paura, ha patito, si è sentito abbandonato, è morto. Proprio come è e sarà di noi. Con la Pasqua ci viene annunciato il più grande “imprevisto” di tutta la storia. Un imprevisto capace di vincere non solo l’avvilimento, ma addirittura la morte. Per tutti. Portandosi addosso le miserie, le manchevolezze, la malvagità di tutti, governatori, elettori, legislatori, imprenditori, lavoratori, Pasolini e ciascuno di noi. Non possiamo aver paura né della legge giusta, né di quella ingiusta. Non possiamo aver paura e basta. Buona Pasqua!