Alla scuola Diaz fu commesso il reato di tortura. Lo stabilisce la Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia per i fatti avvenuti durante il G8 di Genova nel 2001. In particolare, secondo quanto stabilito dalla corte, è stato violato l’articolo 3 sul «divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti». L’Italia, come precisato dalla Corte, non è in possesso di una legislazione adeguata in merito al reato compiuto. Facciamo un passo indietro. È la notte tra il 21 luglio e il 22, quando a poche ore dopo la morte di Carlo Giuliani, il IV Reparto Mobile della Polizia di Stato di Genova entra in azione nella scuola Diaz, dove alloggiavano i no global del Genoa Social Forum. Ed è qui che gli oltre 400 agenti di polizia e carabinieri picchiano e arrestano decine di attivisti ferendone circa ottantadue, mentre solo una decina di persone fu risparmiata: inoltre, sessanta persone finirono in ospedale a causa proprio delle ferite riportate, mentre le restanti passarono la notte nella caserma do Genova. Furono diversi i video che vennero mostrati sia nelle trasmissioni che sul web: l’episodio di violenza dunque non passò di certo inosservato, anche se le forze dell’ordine sequestrarono sia delle molotov che attrezzi di lavoro, come martelli e pale, che a detta loro, sarebbero potuti essere utilizzati per arrecare dei danni sia alla scuola che alle altre persone. In particolar modo, un poliziotto mostrò un taglio sul giubbotto antiproiettile, sostenendo che quello fu effettuato da un manifestante che tentò di difendersi.



Tornando al processo, la sentenza è stata emessa a seguito del ricorso presentato a Stasburgo da Arnaldo Cestaro, vittima anche lui delle perquisizioni alla scuola Diaz. L’uomo, all’epoca dei fatti 62enne, ha affermato che quella notte fu picchiato violentemente dalle forze dell’ordine tanto da dover subire un’operazione. Cestaro, rappresentato dal legale Nicolò Paoletti, ha dichiarato che i colpevoli non sono stati puniti a causa delle leggi italiane che non prevedono il reato di tortura. Adesso la Corte gli ha dato ragione. Sulla vicenda è intervenuto anche Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il ragazzo ucciso nel corso degli scontri di piazza tra manifestanti e forze dell’ordine. «Meno male che almeno su questo la Corte Europea non ha fatto altro che riconoscere la sentenza della Cassazione. Posso solo esprimere un giudizio di soddisfazione per il fatto che la Corte abbia riconosciuto che l’Italia aveva toccato il fondo», ha detto l’uomo. (Serena Marotta)

Leggi anche

Fallou Sall, 16enne ucciso a Bologna dopo rissa/ L'aggressore "Non ce l'avevo con lui, bullizzato dall'amico"Omicidio Sharon Verzeni, come Moussa Sangare si è tradito in caserma/ Gip: "Arma sepolta per uccidere ancora"