Ho la grande fortuna, per il lavoro che faccio e forse anche per la curiosità fortissima che ho di stare con gli altri, di incontrare un numero elevatissimo di persone che fanno mestieri molto diversi e che hanno caratteristiche radicalmente differenti. In molte occasioni mi capita di confrontarmi con dei leader. Personaggi che nel loro campo costituiscono dei punti di riferimento. Sono quelli che sono sempre sotto i riflettori perché tutti li guardano per capire cosa fanno, come si muovono, in che direzione vanno. Vivono costantemente sotto le luci della ribalta e sono capaci di invenzioni o imprese di assoluto livello che li portano ad essere degli esempi per gli altri. Parlare di uno di loro, forse, sarebbe scontato.
Quello che vorrei fare, invece, è riflettere sulle persone che sono vicine a questi leader carismatici. Quelli che, con un’estrema semplificazione, vorrei chiamare i numeri due. Innanzitutto, vorrei dire una cosa molto semplice. Fare il numero due non è per nulla facile. Ognuno di noi, fin da bambino, sogna di coronare un sogno. Diventare una campionessa di sci. Un ricercatore. Un calciatore. Un medico. Un manager. Ognuno di noi sogna di arrivare più in alto possibile, indipendentemente dal settore di interesse. Difficilmente ci accontentiamo di arrivare secondi. Aspiriamo al primo posto. Intendiamoci, l’aspirazione è legittima.
E’ anche uno stimolo al progresso. Poi però ci si scontra con la realtà. Molte volte i sogni non si realizzano affatto e la vita prende una direzione del tutto inattesa, rispetto ai programmi iniziali. Le scelte che si fanno, i compagni di viaggio, i figli, gli eventi imprevisti ti spingono a modificare il tuo piano originario. Altre volte invece, riesci esattamente nell’intento, ma non sei tu il centro del mondo. Sei il braccio destro di qualcuno che si prende la scena principale. Insomma, sei un numero due. E vivi la tua esistenza in questa dimensione di primo, ma non di primissimo piano. A mio avviso, per fare il numero due bisogna essere bravi. Molto bravi.
Saper coniugare le proprie aspirazioni con la realtà e far diventare questo compromesso uno straordinario punto di forza. Una delle persone che ho avuto la fortuna di incontrare e che esercita questo ruolo con una lucidità e intelligenza fuori dal comune è Saturnino, il bassista di Lorenzo Jovanotti. Recentemente ha pubblicato un libro, intitolato Testa di Basso. E’ il racconto della sua storia scritta insieme al giornalista Massimo Poggini. Per far capire che tipo di persona sia, basta leggere quanto ha dichiarato dopo il concerto fatto a San Siro nel 2013: “Credo che la sintesi perfetta di quella serata sia stata la presentazione di Lorenzo sulle note di Ragazzo fortunato: ‘C’è una prima volta per tutti: c’è una prima volta per me, e c’è una prima volta per mio fratello Saturnino’. Il concerto era quasi finito, mancavano soltanto un paio di pezzi. Proprio in quel momento ho pensato: ‘Ah, è fatta! L’abbiamo fatta!'”.
Il riconoscimento più grande è quel “fratello” urlato a tutto lo stadio che ballava e che si stava divertendo da matti. Ma dietro a questo c’è anche una grande consapevolezza: ” C’è chi fatica parecchio – sottolinea Saturnino- , mentre io sto nel lato più pazzesco che c’è, per di più senza avere le preoccupazioni di chi è coinvolto nella storia in prima persona. La faccia sui manifesti, per dire, ce la mette Lorenzo. E farlo non è così semplice come potrebbe sembrare”. Non lo è affatto. Come non lo è rendersene conto.
Le circa 220 pagine della sua autobiografia traspirano questa maturità. Saturnino è un creativo che ama la musica, si diverte a disegnare anelli e occhiali, comunica attivamente sui social network. E si interessa dei giovani: ” Ma la cosa che mi sconvolge è che negli ultimi anni i musicisti che vogliono farmi ascoltare i propri pezzi sono quasi spariti. Al loro posto ci sono i genitori che ti domandano: ‘Conosci qualcuno per far partecipare mio figlio a un talent?'”.Eccola qui la ricerca della scorciatoia per provare a diventare il numero uno. Un talent. La televisione. Il successo immediato. “Se sognate una carriera artistica- consiglia Saturnino -, passate meno tempo a lamentarvi in rete o sui social network, Invece di parlare di altri artisti (spesso male) che qualcosa di buono sono riusciti a combinarlo, rimboccatevi le maniche, studiate e lavorate. Lasciate la vostra città se necessario.
Mettendoci sempre tutta l’energia e l’entusiasmo di cui siete capaci”. E se alla fine, diventate un numero due, sappiate che la vita, il nostro Paese, il mondo intero hanno bisogno di persone straordinarie che fanno il loro mestiere con passione, intelligenza, competenza anche se non sono sempre al centro del palco, ma soltanto qualche centimetro più in là.
Forse dovremmo insegnare questo ai nostri figli, invece di immaginarli sempre e comunque sul gradino più alto del podio, illudendoli che ci sia solo un posto importante, quando invece abbiamo un universo di opportunità davanti a noi. Forse è questo il più grande spettacolo dopo il Big Bang!