Il 25 maggio la Chiesa cattolica ricorda e celebra San Beda il Venerabile, monaco benedettino che visse tra il 672 e il 735 in Inghilterra. Nacque da una famiglia di sconosciuta estrazione sociale ed espresse ben presto il desiderio di prendere i voti; a soli sette anni entrò nel monastero di Wearmouth, a 19 anni divenne diacono e a 30 sacerdote. Nel 682 fu condotto nel Monastero di Jarrow, dove trascorse tutto il resto della sua esistenza. Egli diceva che tre erano le grandi gioie del suo servizio: imparare, insegnare, scrivere. I due monasteri in cui trascorse la sua esistenza terrena erano in Inghilterra i più forniti di volumi importanti. Beda sapeva il latino, l’anglosassone e il greco, e anche un po’ di ebraico. Studiò su quei volumi, conoscendo anche gli autori latini classici, e poi cominciò a tramandare il suo sapere ai suoi confratelli, e a scrivere. La mole di documenti scritti di suo pugno che ci ha lasciato ha fatto sì che nel 1899 papa Leone XIII lo dichiarasse Padre della Chiesa. L’opera che gli è valsa maggiore riconoscenza da parte soprattutto della Chiesa Inglese è la Historia Ecclesisstica Gentis Anglorum. In questa voluminosa opera San Beda descrisse tutte le vicende accadute al popolo britannico dai tempi di Cesare fino ai suoi, dandone anche una lettura critica. Scrisse anche libri di scienza, ma soprattutto amava donare il suo sapere, insegnando e dettando incessantemente ai suoi discepoli. Si racconta che San Beda morì pregando, semplicemente e umilmente come aveva vissuto; lo scalpellino che doveva farne l’incisione funebre, che non sapeva scrivere bene, lasciò incompiuta tale frase: Haec sunt in fossa Bedae … ossa. leggenda vuole che durante la notte un angelo giungesse a riempire quel vuoto con la parola venerabilis. San Beda è infatti ricordato come San Beda il Venerabile, già poco tempo dopo la sua dipartita. Oggi è considerato il protettore degli studiosi, e la sua memoria si celebra il giorno 25 maggio.



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