Il 26 maggio si celebra San Filippo Neri. Il santo apparteneva ad una famiglia benestante di Firenze. Nacque nel capoluogo toscano il 21 luglio 1515, da Francesco Neri e Lucrezia Soldi da Mosciano. Per il suo carattere mite e benevolo veniva chiamato “Pippo Buono”. Fin da piccolo aveva l’attitudine di schierarsi dalla parte dei più deboli. Un episodio che lo rese epico fu quando a otto anni, salì in groppa ad un asino con l’intenzione di cavalcarlo, invece l’animale s’infuriò e lo strattonò dentro un pozzo profondo. I suoi genitori pensarono che fosse morto, invece il bambino uscì dalla cavità senza riportare nessun graffio. La scelta di diventare sacerdote, partì da un suo desiderio personale, tanto da rinunciare alla cospicua eredità di suo zio Romolo Neri che per diversi anni lo ospitò nella sua casa di Cassino.



Evidentemente Filippo non voleva occuparsi dell’attività del parente, così rinunciò ad una vita da benestante per farsi accogliere a Roma da un suo concittadino. Nella capitale condusse un’esistenza riservata e schiva. Molte volte fu tentato dal demonio, che combatteva con digiuni e preghiere. Fino a quando i suoi sforzi furono ricompensati e il Signore gli concesse la grazia di non cadere più in tentazioni. Filippo continuò gli studi fino a quando diventò sacerdote. Si prodigava molto per andare in soccorso dei più poveri e indifesi. Stava a contatto con il popolo, assisteva gli ammalati negli ospedali e nelle loro case, per ognuno aveva sempre una parola di conforto. Il suo generoso cuore non era disponibile solo per i più bisognosi, ma anche per i giovani.



La sua stanza era diventata il loro ritrovo. Filippo Neri dedicava molte ore della giornata ad ascoltare i problemi dei ragazzi, le loro paure e a chiunque dispensava parole che nel tempo diventarono dei proverbi pieni di saggezza. Molte volte diventò anche oggetto di scherno da parte di qualche fanciullo, ma lui accettava con ironia lo scherzo. Invitava i giovani ad essere allegri e divertenti, ma senza commettere peccato. Il 1550 fu l’anno Santo e Filippo con la sua confraternita assisterono circa 500 pellegrini a giorno. Il 23 maggio 1551 fu ordinato sacerdote e cominciò a vivere presso la sede della sua confraternita, dove iniziò gli incontri di raccoglimento e preghiera che hanno dato origine all’Oratorio. Quando celebrava la Santa Messa, Filippo cadeva spesso in estasi. Nel confessionale redimeva ogni peccatore, molti evitavano la confessione per paura di convertirsi.



Nella sua vita, molte volte fu messo alla prova dal Signore. Non mancarono per il santo momenti di sconforto, di ribellione da parte di alcuni suoi confratelli, calunnie, ma San Filippo Neri, vinceva le prove con la dolcezza e con la filiale confidenza in Dio. Tra i suoi progetti, ci fu la fondazione della Congregazione dell’Oratorio a Santa Maria della Vallicella. Ebbe pietà dei malati di mente e pensando proprio alle loro esigenze fondò a Roma l’Istituto di Santa Maria della Pietà, diventato negli anni il più grande ospedale psichiatrico della provincia. Filippo rinunciò a molte onorificenze ecclesiastiche. La sua umiltà fu premiata da Dio che gli conferì il dono della profezia, dei miracoli e delle visioni. San Filippo Neri morì a 80 anni, il 26 maggio del 1595 a Roma. Oggi viene ricordato proprio nel giorno della sua scomparsa. Da subito i devoti chiesero la sua santificazione.

Il processo di canonizzazione fu aperto il 2 agosto del 1595. Il 25 maggio del 1615 fu Paolo V ha proclamarlo beato. Filippo fu canonizzato da Gregorio XV il 12 marzo 1622. San Filippo Neri è il protettore dei giovani, dei bambini, degli insegnanti e dei portieri, è il patrono di gioia. Viene festeggiato in molte località italiane, in particolare Foggia, Positano e Cerignola. I festeggiamenti durano una settimana con programmi ricchi di spettacoli e eventi. Le celebrazioni culminano con la processione e i fuochi d’artificio. Una curiosità legata a San Filippo Neri, riguarda la visita dei sepolcri il giovedì santo. Pare che i sepolcri vadano visitati in numero dispari. Questa tradizione interessa il pellegrinaggio che San Filippo Neri fece in sette basiliche di Roma come penitenza. L’usanza di allestire i sepolcri nelle chiese s’incontra con la storia di San Filippo Neri: per tradizione il giovedì santo vanno visitati sette sepolcri. La legenda vuole, che non porti bene girare le chiese in numero pari.