Il 30 maggio si festeggia San Gavino. La storia terrena di San Gavino è avvolta dalla leggenda e dalle tradizioni che si sono tramandate nell’agiografia popolare. Si conoscono infatti molte versioni del suo martirio, e del modo in cui divenne santo; quella più attendibile però risale al XII secolo. Il proliferare di racconti mistici sulla vita di questo Santo si lega al fatto che la sua devozione è fortemente sentita in Sardegna dove, insieme a San Proto, e a San Gianuario, viene venerato in occasione della festa di Pentecoste.



Questi tre santi sono infatti detti i martiri turritani, poiché i loro corpi sono conservati nella basilica di San Gavino, che si trova a Porto Torres, e perché è qui che secondo i racconti essi furono martirizzati. A Pentecoste si tengono le feste solenni dei tre santi, che inoltre vengono ricordati il 25 di ottobre. Secondo il martirologio cristiano, però, la celebrazione del ricordo di San Gavino si tiene il giorno 30 maggio. A sentire chi erano questi tre personaggi, ci si potrebbe chiedere cosa avessero in comune Proto e Gianuario con Gavino. I primi due erano infatti dei servi della chiesa.



Proto, più anziano, era un sacerdote della nascente Chiesa di Cristo, mentre Gianuario un giovane diacono. Gavino invece era un soldato, un legionario di Roma. Era il 3030 d.C. e in quegli anni imperversavano le persecuzioni nei confronti dei cristiani, volute dall’Imperatore Diocleziano. Proto e il suo discepolo Gianuario si trovavano a Turris, in Sardegna, l’odierna Porto Torres, a predicare, quando furono denunciati da dei pagani che sopportavano mal volentieri le loro parole d’amore, uguaglianza e fratellanza. In quei luoghi si trovava il procuratore Barbaro, che era stato mandato proprio a far rispettare l’editto imperiale.



Questi sottopose i due santi uomini ad ogni genere di tortura, lacerando le loro carni, per spingerli ad abiurare la loro fede, ma né l’uno né l’altro volle farlo. Così, vennero rinchiusi in carcere, in attesa della morte. A vegliare alla loro cella fu messo Gavino, il quale era un pagano. Ma vedendo il pio atteggiamento dei due prigionieri, sentendo le loro parole d’amore, nonostante l’ingiusto trattamento subito, si commosse tanto da decidersi a lasciarli fuggire, per quanto sapesse bene che lui stesso rischiava la vita. Infatti il giorno dopo, quando fu scoperta la fuga, Barbaro andò su tutte le furie: ma senza alcun timore, Gavino gli rivelò di essere stato lui ad aver lasciato fuggire i due uomini. Anzi, dichiarò di aver abbracciato lui stesso la fede cristiana. Poiché non volle abiurare, fu ucciso seduta stante tramite decapitazione.

San Gavino non esitò un attimo: anche se la fede era appena sorta nel suo cuore, già era abbastanza forte da spingerlo a dirigersi con fermezza alla casa del Padre. Non solo: si racconta che egli apparve a San Proto e San Gianauario, per spingerli a non sottrarsi al martirio. I due si erano nascosti in una caverna, ma alle parole del coraggioso soldato ne uscirono e si presentarono a Barbaro, per ricevere la palma del martirio. I resti dei tre santi vennero traslati con una solenne processione all’interno della basilica di San Gavino nel 1614. San Gavino è venerato come patrono della città di Sassari.