Insieme a Santa Benedetta e ad altri santi e beati, il giorno 6 maggio la chiesa cattolica commemora anche San Pietro Nolasco, noto in modo particolare per essere il fondatore dei Mercedari. San Pietro Nolasco nacque in Francia, precisamente a Mas-Saintes-Puelles, in Linguadoca, indicativamente intorno al 1182-1189. La sua famiglia era di origine nobile, ma in quel periodo la Francia era invasa dall’eresia degli Albigesi ed è plausibile che Pietro decise di vendere i suoi beni per trasferirsi a Barcellona. All’epoca la metà della Spagna era sotto il controllo dei musulmani che catturavano i cristiani per ridurli in schiavitù.



San Pietro cercò di infiltrarsi tra gli schiavi e di permettere loro di riscattarsi. Durante il suo viaggio in Spagna si trattenne a Valencia dove grazie al suo denaro riuscì a riscattare ben trecento schiavi. Una volta finiti i suoi fondi riuscì a convincere anche altri giovani a seguirlo in questa missione e riprese la sua opera anche più intensamente di prima. Anche la Madonna lo incoraggiò a proseguire con i suoi interventi, come gli suggerì durante un’apparizione, aggiungendo che il Figlio voleva la fondazione di un nuovo ordine religioso il cui compito doveva essere proprio la cura e la redenzione degli schiavi. Con il parere favorevole del vescovo di Barcellona, San Pietro Nolasco fondò una confraternita che, nel 1228, si era consolidata al punto tale da ricevere l’approvazione di papa Onorio III.



Nella cattedrale di Barcellona Pietro e i suoi confratelli furono vestiti con la tunica di lana bianca, mentre il re, Giacomo I, donò al nuovo ordine il suo scudo, investendolo anche del carattere militare. Nacque così l’ordine di Santa Maria della Misericordia o della Mercede, i cui membri da allora vennero chiamati Mercedari. Tra le sue regole vi fu quella per la quale i prigionieri liberati, prima di rientrare dalla famiglia, dovevano accompagnare i questuanti per prestare testimonianza riguardo alla prigionia. Decise, inoltre, che ogni suo convento avesse al suo interno anche un ospedale per curare i malati, fornire ospitalità ai pellegrini e per istruire alla fede chi era reduce dalla schiavitù. Continuò la sua opera di riscatto dei cristiani durante i suoi viaggi, offrendosi anche come ostaggio per permettere la liberazione dei prigionieri. Il suo riscatto non venne pagato immediatamente e questo gli fece guadagnare frustate e torture da parte dei musulmani. Venne quindi caricato su una barca malandata e abbandonato in mezzo al mare.



Nonostante tutto riuscì ad approdare sano e salvo sulle coste della Spagna. Dopo la liberazione di Valencia, nel 1238, Pietro Nolasco ricevette in concessione da Giacomo I il colle del Puig. Qui edificò una chiesa e un convento. Dopo 10 anni, quando i Mori furono allontanati da Siviglia, San Pietro ricevette in dono da re Ferdinando III un convento e una moschea da convertire in chiesa. Affaticato dai numerosi viaggi compiuti, rinunciò al titolo di Maestro, nominando suo successore Guglielmo de Bas. Il presagio della morte ormai vicina arrivò da parte di San Raimondo Nonnato dopo essersi recato a visitarne la tomba a Portel. Nel 1249, infatti, San Pietro Nolasco venne colpito dalla malaria a Barcellona e, dopo aver ricevuto i sacramenti opportuni, il 13 maggio dello stesso anno consegnò la sua anima a Dio. Il suo culto fu regolarizzato dalla Congregazione dei Riti nel 1628 e che, nel 1664, venne estesa a tutta la Chiesa. San Pietro Nolasco viene venerato in alcune città siciliane, tra cui Messina e Palermo, dove è patrono.