Partiti. E’ l’ultimo viaggio. Potrebbe esserlo. E lo decido io. Io questo aereo non lo mollo, lascio solo se è una scelta mia, solo se lo voglio io. Guardare da quassù. Essere padrone del cielo. Ho fatto di tutto, per arrivare qui, è il mio sogno, il mio sforzo, il mio traguardo. E invece, la vista, debole. Debole! Per un pilota. Non c’è rimedio, per la vista, non posso nascondermi. Senza lenti vedo male, e le lenti non sono ammesse. E quegli stronzi di medici che vogliono esami e altri controlli, e altri esami. Instabile, sussurrano. Deficit psicologico. Sono andati a spiare la mia storia, quand’ero ragazzo, mi volevo ammazzare, e allora? Non mi andava più. Poi però ce l’ho fatta. Sono tra i migliori, sono il migliore. Ma questi mi vogliono far fuori, lo so, s’inventano di tutto, che sono matto, pensano, pericoloso. Che vogliono? La Lufthansa m’ha dato la licenza, altro che esami, io non li passo questi esami, non mi fanno più salire su un aereo e per morire laggiù… Sono pericoloso? Adesso vedono. Questa baracca non è perfetta… Ho studiato tutto. Adesso vai a pisciare, Patrick. Stamattina ci sei andato, no? Eravamo a metà viaggio, “scendi di quota”, mi fanno da giù. E io scendo, altroché se scendo. Imposto la discesa fino a 100 metri, poi ridiamo… scendo davvero. Ma Patrick è rientrato troppo in fretta, ho cambiato l’impostazione, non si è accorto di nulla. Dev’essere tutto a posto, tutto sicuro, controllato, e adesso ho capito come si fa. Ho studiato bene ogni cosa. Vai Patrick, vai in bagno. “Sì? Tranquillo, vai amico”. Ecco, cominciamo a volare giù. Si torna a casa, Dusseldorf, o ci fermiamo prima? Le montagne le conosco bene, sono le mie montagne, qui sotto. Clack. Chiusa la cabina. Ecco, è Patrick che bussa, ha fatto svelto. Non ci sono più, bello. Bussa, chiama finché vuoi. Giù, in picchiata, altro che rischio. Mamma, guardami, sono il capitano dell’aereo, sono io che decido. E tu, bella mia, tu che mi hai mollato, proprio adesso, e io che credevo, io che ti volevo per me, mia, io, io… adesso piangerai, è colpa tua, se moriremo, se moriranno tutti, saprai chi sono, morirai anche tu, di rimorso, ecco… Io ho gli occhi aperti, non ho paura. Io ho paura di morire da vivo. Io… Chi sono io? Chi muove la mia mano? Sono io, io il padrone di me stesso, del mondo. Urla, sbatti, vai Patrick, tu non sei meglio di me. Urlano, senti come urlano, ma quanti sono? 144, 144, 12 al quadrato, che bello, cifra esatta. Come scende, gli occhi fissi, che importa se non vedo bene? Ancora qualche attimo, non ce la fate, non vi agitate, è fatta… Quanto manca? Due minuti, 120, adesso conto, 1, 2, 3, 4, 5, quando dura un secondo? 100, posso ancora fermarlo, posso, sono il padrone dell’aereo, 96, 95, 94 non si muove, non si muove, 80 secondi, non vedo bene, non vedo più, e queste urla, non posso, non ce la faccio, aiutatemi… E’ qui, davanti a me, la montagna, bruna per la distanza… non mi è mai sembrata così grande… con me cade il cielo. Il Cielo.