Il giorno 14 giugno si celebra l’XI Domenica del Tempo Ordinario, secondo il calendario della Chiesa Cattolica. Il Tempo Ordinario viene definito così perché si distingue dai tempi forti, ovvero dalle festività principali. Di norma, il tempo ordinario va dal lunedì successivo alla ricorrenza del Battesimo del Signore, fino all’inizio del tempo di Quaresima, e dalla Pentecoste all’inizio dell’Avvento. Nell’XI Domenica di quest’anno, le letture invitano a riflettere sulla Chiesa stessa come istituzione, e sull’atteggiamento che un cristiano deve sempre tenere nei confronti del mondo, senza mai insuperbire né inorgoglire, ma neppure farsi sottomettere, perché deve avere la consapevolezza estrema del credo che professa. Sia la prima lettura, che il salmo, che la seconda lettura, e infine il Vangelo, che è tratto dagli scritti di Marco, ruotano attorno alla similitudine che si può istituire tra la Chiesa e il mondo naturale: un piccolo seme che dà vita ad un grande albero.



L’insegnamento che viene impartito è molto profondo, e di certo contro corrente anche per i tempi moderni: non si deve disprezzare ciò che sembra piccolo ed umile, non è l’apparenza che conta. Quello che conta è la sostanza, e la cura che si mette nel perseguire uno scopo: così si può arrivare davvero molto lontano. Ma lo scopo di un cristiano, ovviamente, non è accumulare ricchezza, o trionfare in questo mondo. Il suo scopo consiste nel diffondere l’amore insegnato dal Vangelo, nell’esercitare le più alte qualità umane, e nel riunirsi al Dio che lo ha creato. La prima lettura è tratta dal libro del profeta Ezechiele. Ezechiele, ispirato da Dio, riporta le Sue parole: “Dio dice che di un piccolo ramoscello può fare un grande albero, tra le cui fronde gli uccellini trovino riparo. Da una semplice fronda spezzata nasce nuova vita, e si moltiplica; ovvero, dall’alleanza infranta con Israele nascerà una nuova alleanza, che stavolta comprenderà l’umanità intera”.



Il compimento di questa profezia è nel Nuovo Testamento: nella seconda lettura, San Paolo invita i Corinzi a comportarsi sempre in modo probo e corretto, perché un giorno ci si dovrà presentare al tribunale del Signore. Nel Vangelo, infine, Gesù Cristo racconta una delle parabole più significative e poetiche dell’intero Vangelo, ovvero la parabola del granellino di senape. Gesù, come sempre, usa una realtà che tutti i suoi ascoltatori potevano capire, quella della vita dei campi.

La caratteristica del granello di senape è che è estremamente piccolo, quasi invisibile: ma una volta piantato diventa un albero enorme. Cristo è giunto sulla Terra in umiltà e povertà, per portare una rivoluzione che ha sconvolto il mondo intero e ha dato origine ad una delle istituzioni, la Chiesa, più complesse e articolate al mondo. La parola di Dio è il seme: non ci si deve mai stancare di diffonderla. In modo inatteso, anche sul terreno più arido, potrebbe portare molto frutto.