Il 15 giugno si commemora, tra gli altri, anche Sant’Amos Profeta, vissuto nel Regno di Israele nell’VIII secolo a.C. Le sue profezie e il suo pensiero sono contenuti nella Bibbia, nel Libro di Amos, composto da nove capitoli. Amos è considerato il terzo dei Profeti Minori, una distinzione fatta tenendo conto esclusivamente della corposità degli scritti a lui dedicati nella Bibbia. Nel libro sacro infatti sono presenti sedici libri di profeti, ma i libri dedicati a Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele sono decisamente più completi e per questo motivo i quattro sono chiamati Profeti Maggiori.



Va ricordato però che il termine “profeta” in senso biblico non indica persone in grado di predire il futuro, ma coloro che sono chiamati da Dio e che parlano a suo nome, manifestando la volontà del Signore. Non si conoscono gli anni precisi della sua nascita e della sua morte. Ciò che si sa per certo è che Amos visse durante il regno del re Geroboamo II (783 – 743 a.C.). A quel tempo il regno fondato da Saul era stato diviso nel Regno di Israele, a nord, e in quello di Giuda a sud. Amos era nato nel villaggio di Tekoa, nei pressi di Betlemme, che faceva parte del Regno di Giuda, e svolgeva il lavoro di allevatore di capre e di contadino, la Bibbia infatti lo definisce anche coltivatore di sicomori. Un giorno Dio lo chiamò dicendogli di andare a portare agli uomini il suo pensiero e lo invitò a spingersi al nord, nel regno di Israele e Amos, senza avere alcuna dimestichezza con le orazioni pubbliche e con le profezie, non esitò ad abbandonare le sue terre e i suoi animali.



Il regno di Israele era governato da re Geroboamo II, che si trovava a dominare in un periodo eccezionalmente prospero e anche di grande fervore religioso, a giudicare dalle apparenze. I più amati santuari del regno, Bet-El e Dan, erano sempre affollati di fedeli e le offerte a Dio erano più che abbondanti. Amos si fermò a Bet-El e, tra i fedeli che accorrevano a rendere grazie al Signore, iniziò a parlare con la voce di Dio. Amos, dapprima inveiva contro i nemici di Israele e andava dicendo che Dio li avrebbe puniti per le loro malefatte, poi però le sue profezie cambiarono tono ed eccolo scagliarsi contro i ricchi. Li accusava di aver venduto i giusti per ottenere denaro, di aver venduto i poveri per un paio di sandali. I poveri sono stati calpestati come fossero polvere: ecco qual era il motivo della prosperità del regno. Ingiustizia, truffe sul commercio, sfruttamento dei poveri, riduzione in schiavitù dei debitori, usura, questi erano i peccati degli israeliti: inutile professarsi fedeli vivendo sulle spalle degli altri.



La vera fede non era fatta di offerte opulente al Signore, ma di verità. Le parole di Amos erano durissime e intervenne Amasia, il capo dei sacerdoti del santuario Bet-El che, parlando a nome del re, lo invitava a ritornarsene a Tekoa, ma le parole del profeta furono ancora più drammatiche. Affermava di parlare in nome di Dio e profetizzò al sacerdote la morte dei figli e che la moglie si sarebbe prostituita senza mancare di annunciare che il regno avrebbe avuto ancora vita breve prima di cadere nelle mani dei nemici. Le sue profezie si avverarono pochi anni dopo quando Israele venne conquistato dagli Assiri (722 a.C.). Che ne fu di Amos, dopo le sue fosche profezie, nessuno lo sa. Probabilmente tornò al suo villaggio, quel che è certo è che le sue parole potenti sono giunte fino a noi attraverso la Bibbia.