Il giorno 19 giugno si festeggia San Romualdo, considerato il Padre dei Monaci Camaldolesi. San Romualdo fu un anacoreta, ovvero, un religioso che ha scelto di isolarsi per potere dedicarsi totalmente alla religione. Il nome Romualdo, ha un significato ben preciso: colui che regna o comanda con la gloria. Il suo significato ha origini tedesche. Ma andiamo a conoscere meglio questo Santo così tanto amato. San Romualdo nacque nella città di Ravenna tra l’anno 951 e 953, da una famiglia piuttosto agiata. Sembra che la sua vocazione ha avuto origine da una tragedia familiare in cui furono protagonisti il padre e uno dei suoi cugini.



Questo evento lo sconvolse talmente tanto da decidere di farsi monaco e di entrare nel monastero di Sant’Apollinare in Classe. In quella occasione egli si rese conto di non trovarsi abbastanza bene e, dopo ben tre anni decise di recarsi in territorio veneziano dove si sottopose alla guida spirituale di Marino, un eremita. Fu proprio grazie a questo incontro che cominciò a pensare di prendere la via per diventare un anacoreta. Conobbe Guarino, un abate molto importante, conosciuto grazie al suo impegno come rifondatore del decimo secolo. Lo stesso monaco Guarino convinse il giovane san Romualdo, ancora trentenne, a seguirlo presso l’Abbazia di San Michele in Catalogna (precisamente a Cuxa).



San Romualdo rimase presso l’Abbazia per ben dieci anni. Il giovane Romualdo riusciva in totale naturalezza a diffondere l’idea della vita solitaria, da eremita. Fu talmente bravo a diffondere le sue idee di eremitaggio per concentrarsi totalmente alla religione che, quando tornò a Ravenna, riuscì perfino a convincere il suo stesso padre a farsi monaco a San Severo. Lo scopo principale era quello di riformare i monasteri sul modello dei cenobi orientali. Il risultato di questa sua diffusione delle sue idee fece sì che venisse realizzata la Congregazione Camaldonese. Si tratta di una diramazione piuttosto riformata del tradizionale Ordine benedettino. La Congregazione (eremo di Camaldoli) venne edificata nella fitta boscaglia delle Alpi e raccoglieva tutti coloro che volevano dedicarsi alla religione in totale immersione nella pace.



Anche se san Romualdo diffondeva l’idea di anacoreta, egli fu destinato al peregrinaggio tra le varie città d’Italia. San Romualdo venne eletto abate di Sant’Apollinare in Classe presumibilmente nell’anno 1001, per volontà dell’Imperatore Ottone terzo che provava un profondo senso di ammirazione nei confronti di Romualdo. Nonostante il Santo accettò inizialmente questa carica, si rese conto, in seguito, che quella dignità abbaziale non legasse con i suoi più intimi ideali, decise così di deporre il pastorale ai piedi dell’Imperatore Ottone Terzo solo dopo un anno. Romualdo fu profondamente pentito di avere ceduto alla tentazione che considerava un vero e proprio prestigio. La conseguenza fu una grande voglia di allontanamento. Si recò presso l’abbazia di Montecassino, nel Lazio.

In quel luogo riprese il suo assoluto rigore nei riguardi della contemplazione rigorosa rafforzandolo ulteriormente, come se volesse scontare il peccato dell’avvenuto cedimento alla tentazione di prestigio. Molto nota la cosiddetta Regola d’Oro di San Romualdo secondo il quale, riteneva che bisognava sedersi a contemplare presso la propria cella (intesa come luogo umile) considerandola un angolo di Paradiso e dimenticarsi del mondo e delle sue brutture, gettandoselo dietro le spalle. Dal periodo di Montecassino comunciò una vera e propria diffusione spirituale: riformò i monasteri e ne fondò tanti altri come quello di Lemmo, di Vallombra, Roma, Verghereto, Siena, e infine a Fabriano, luogo in cui morì il 19 giugno dell’anno 1027. Proprio il 19 giugno si festeggia il Santo. Anche dopo la morte, tuttavia, Santo Romualdo continuò una sorta di pellegrinaggio da una Chiesa all’altra: da quella di origine alla Chiesa di San Biagio a Fabriano, nel 1481. San Romualdo fu canonizzato nel 1595 da Papa Clemente ottavo.