Oggi si celebra la ricorrenza dei Santi Martiri di Nicomedia. Quando il calendario liturgico della Chiesa Cattolica invita i fedeli a riflettere sula vita dei santi, in genere ne commemora il nome e la vita, per dimostrare come ogni cristiano sia chiamato, con la sua esistenza, a celebrarne la santità testimoniando le fede nel Vangelo e la coerenza di comportamento anche davanti alle peggiori avversità e tentazioni. In tal senso, i martiri più eroici sono quelli che vissero nei primi secoli della Chiesa, quando le persecuzioni degli imperatori di Roma erano spietate contro gli adepti di quella nuova religione che veniva vista come eversiva.



E lo era davvero, nei confronti del potere imperiale: la chiesa di Cristo predicava l’amore, la pace e l’uguaglianza, davanti ad una potenza che aveva conquistato il suo predominio con la guerra, la violenza e i soprusi. E la distanza nel tempo, purtroppo, ha fatto svanire molti dei nomi di quei coraggiosi che diedero la vita affinché la Chiesa potesse proseguire il suo cammino, e diventare quello che è oggi. Così, accade anche che, all’interno del calendario, vi siano santi innominati, la cui identità è andata perduta nei meandri del tempo, ma non è andata smarrita la loro testimonianza, luminosa ancora oggi come allora. Il 23 giugno si ricorda la memoria dei Santi Martiri di Nicomedia. Di queste persone non si conosce l’esatta identità, e neppure il numero (anche se si è tramandato un computo che dice che furono più di mille).



Si tratta di un gruppo di fedeli che cadde vittima delle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano. Con la stessa dicitura, altri martiri sono ricordati in altre tre date.
Nello specifico, il 23 giugno si ricorda un episodio che accadde a Nicomedia, che è l’attuale cittadina di Izmet, in Asia Minore. A Nicomedia dimorava l’imperatore Diocleziano, colui che nel 303 d.C. emanò un decreto contro la religione cristiana, e innalzava i sacrifici agli dei pagani per dimostrare il suo spregio alla nuova religione. Accadde così che un giorno egli impose a uno dei suoi servi, Pietro, di sacrificarsi agli dei. Ma Pietro era cristiano e si rifiutò. Fu allora barbaramente torturato: si racconta che furono aperte sul suo corpo delle piaghe vive, sulle quali venne versato dell’aceto. Pietro, tuttavia, sopportò stoicamente le torture e non abiurò nè rinnegò il nome di Dio. Alla fine, fu arso vivo.



Fu allora che tanti cristiani che si erano nascosti, fuggendo in luoghi lontani e desolati, per sfuggire alle persecuzioni, decisero di dare a loro volta esempio di coraggio e fedeltà: tornarono in Nicomedia e furono trucidati, in molti modi diversi. Alcuni vennero gettati in mare, altri passati a fil di spada; altri ancora, pur di rendere gloria a Dio e non cadere sotto le torture degli aguzzini, si gettarono volontariamente sulle pire accese. Ogni cristiano dovrebbe rammentare la fortuna che ha nel poter professare liberamente la propria fede, e proprio per questo farlo con maggior vigore, rendendo viva ogni giorno la parola di Dio con l’esempio dei martiri. Questo ci insegnano i Santi Martiri di Nicomedia: loro disprezzarono la vita terrena, per conquistare quella celeste. Ancora di più dobbiamo essere noi saldi nel nostro credo, perché non rischiamo la morte del corpo, ma quella dell’anima.