San Cirillo di Alessandria viene festeggiato il 27 giugno perché in questo giorno, nell’anno 444, morì ad Alessandria d’Egitto, città dove ha vissuto per buona parte della sua vita. Nato nel 370 a Teodosia d’Egitto, era nipote di Teofilo, l’allora vescovo di Alessandria. Il giovane Cirillo seguì spesso lo zio nelle sue peregrinazioni e partecipò, infatti, anche al celebre concilio di Encina. Alla morte di Teofilo, nel 412, Cirillo divenne il nuovo vescovo di Alessandria anche se dovette scontrarsi con gli oppositori, che lo accusavano di essere un despota violento come il suo predecessore. Nel periodo di decadenza dell’impero romano, in effetti, Cirillo assunse non solo un ruolo religioso, ma anche un ruolo politico: perseguitò i novaziani e gli ebrei, li cacciò da Alessandria e si scontrò anche con il governatore della città, Oreste. Il vescovo era convinto di avere una missione: convertire gli infedeli e riportare unità e ordine in seno alla cristianità. Nel 429 scrisse una lettera pastorale ai cristiani e un’altra ai monaci egiziani dove esponeva le sue tesi teologiche in contrapposizione con Nestorio, un teologo molto famoso a quell’epoca. In queste sue dispute, Cirillo chiese l’aiuto di Papa Celestino I, che lo convocò a Roma insieme a Nestorio e condannò quest’ultimo a ritrattare le sue teorie, pena la scomunica. La questione si concluse con il concilio di Efeso nel 431, quando Nestorio fu poi condannato definitivamente. Il vescovo è inoltre indicato da molti storici come il mandante dell’assassinio di Ipazia, una donna scienziata che fu brutalmente uccisa perché si opponeva alla sua tirannia e perché proseguiva le sue ricerche scientifiche, che contrastavano con la dottrina imposta dalla Bibbia. San Cirillo fu anche il quindicesimo papa della chiesa copta. Le idee teologiche di San Cirillo d’Alessandria si contrapposero alla scuola di Antiochia, che sosteneva il lato umano di Cristo. Per il vescovo, invece, l’aspetto divino del Salvatore deve essere sempre considerato preminente: Cristo è Verbo unito a un corpo, ma è in primo luogo Verbo divino, la sua unica natura è quella divina che si è poi incarnata in un corpo per volere di Dio e con lo scopo della salvezza. Allo stesso modo, per Cirillo la Vergine Maria non è stata la madre di Gesù o la madre del Cristo, bensì la madre di Dio e il Verbo è divenuto carne tramite lei. Nel 1882 Papa Leone XIII proclamò San Cirillo dottore della chiesa e oggi è considerato uno dei padri della cristianità. Come teologo, San Cirillo è ricordato anche per le sue opere raccolte nella “Patrologia Greca del Migne”. San Cirillo oggi è venerato non solo dalla chiesa cattolica, ma anche da quella ortodossa e da quella copta. Essendo considerato anche uno dei padri del culto mariano, San Cirillo oggi viene ricordato con preghiere dedicate alla Vergine Maria.