Il 3 giugno, la chiesa cattolica venera i Santi Carlo Lwanga e dodici compagni, Martiri. Carlo Lwanga nacque a Bulimi nel 1865. Apparteneva alla famiglia Ngabi e veniva descritto, dagli storiografici del tempo, come un uomo forte, disponibile ad aiutare gli altri, caritatevole e con un’elevata capacità di eleggersi difensore dei più deboli. Svolgeva la funzione di capo dei paggi alla corte di Mwanga II, re di Buganda, oggi parte dell’Uganda. Questo sovrano era talmente ottuso, che benché avesse frequentato la Missione dei padri cattolici, non riuscì mai ad imparare a leggere e tanto meno a scrivere.



Acquisì invece, dai Mercati provenienti dai paesi del Nord, i peggiori vizi tra cui abusare di alcolici, consumare hashish ed assumere atteggiamenti omosessuali che lo portarono a creare un harem dove paggi, servi e figli di famiglie nobili erano a disposizione per soddisfare le sue esigenze sessuali. All’inizio del suo regno Mwanga II ottenere l’appoggio, sia dei cristiani che degli anglicani, per contrastare il re di origine mussulmane Kalema, un vero e proprio tiranno che incuteva terrore su tutto il regno. Ben presto però, Mwanga iniziò a considerare il cristianesimo, su influenza degli stregoni e dei feticisti, un pericolo per le tradizioni tribali ed un intralcio per le sue depravazioni.



I sobillatori, timorosi di perdere il loro potere, portarono il sovrano ad iniziare una terribile persecuzione contro i cristiani che iniziò nel 1885. Tra le numerose vittime vi fu il vescovo anglicano Hannington, il maestro dei suoi paggi e prefetto, Joseph Mkasa Balikuddembè e più di duecento giovani colpevoli solo di essere cristiani, catechisti o predicatore della fede cristiana. Mwanga II nominò come suo sostituto Carlo Lwanga. Il sovrano mostrò subito nei confronti del giovane i suoi interessi sessuali benché questi si fosse convertito al cristianesimo per merito dei padri Missionari d’Africa conosciuti come Padri Bianchi, una congregazione fondata dal Cardinale Charles Lavigerie intorno al 1868. Carlo fece di tutto per tutelare i paggi dalle passioni insane che il re manifestava nei loro confronti. Il sovrano si infuriò quando i suoi giovani valletti, consigliati da Carlo, si rifiutarono di assecondare le sue pretese sessuali. Proprio per questo, il 25 maggio 1886, Carlo viene condannato a morte e bruciato vivo il 3 giugno dopo essere stato costretto a percorre 27 miglia per raggiungere la collina di Namugongo, il luogo dove venivano eseguite le condanne capitali.



La sua esecuzione avvenne insieme ad altri dodici compagni cristiani e diciotto anglicani di età compresa tra i quattordici ed i trent’anni. L’uccisione dei martiri cattolici terminò il 27 gennaio del 1887 con l’esecuzione di Giovanni Maria Musei, servitore del sovrano. L’uomo aveva volontariamente dichiarato la sua fede cristiana al ministro del re. Una confessione che lo portò ad una subitanea decapitazione. Il martirio di questi fedeli, che fino alla fine avevano pregato senza mai cedimenti di fede, impressionò molto l’Uganda tanto che si verificarono molte conversioni. Carlo Lwanda venne dichiarato beato da Papa Benedetto XV il 6 giugno del 1920. Successivamente, l’8 ottobre del 1964, Papa Paolo VI lo canonizzò a Roma. Nel 1969, lo stesso Pontefice, inaugurò il santuario, realizzato sul luogo del martirio di Carlo Lwanga e dei suoi compagni, dedicandolo ai Santi Martiri dell’Uganga. Poco lontano da questa località ovvero a circa 3 chilometri a est della Basilica dei Martiri dell’Uganda, venne edificato un secondo santuario anglicano, affiliato alla Chiesa dell’Uganda, in memoria delle vittime delle religioni protestanti. Il nome Carlo, dal punto di vista etimologico, deriva dal tedesco arcaico e, più dettagliatamente, dal nome Kart e significa uomo libero, forte e coraggioso.

San Carlo Lwanda viene, quasi sempre ed esclusivamente, rappresentato con una palma, emblema del martirio, una croce nella mano destra ed attorniato dai suoi compagni. I Santi Carlo Lwanda e dodici compagni martiri sono festeggiati in tutta l’Uganda come Patroni e, presso il santuario di Namugongo, il 3 giugno, in loro onore viene celebrata la liturgia, lette le omelie e rammentato il sacrificio e le sofferenze subite dai santi. Tutte le chiese cattoliche, sparse sul territorio italiano, organizzano festeggiamenti con sante messe, liturgie, preghiere a suffragio dei martiri e letture con la finalità di far conoscere a tutti i fedeli le ingiustizie subite dai testimoni della fede.